Medicine non convenzionali: l’obiettivo è superare il dualismo con le tecniche tradizionali, soprattutto in Oncologia, e utilizzare le pratiche che si dimostrano utili per curare al meglio i malati. È quanto emerso oggi nella Sala colonne dell’ospedale di Piacenza, dove si è svolta la seconda giornata di un corso di aggiornamento per il personale sanitario incentrato proprie sull’approccio olistico al paziente.
“A Piacenza – ha spiegato in apertura Luigi Cavanna, direttore del dipartimento di Oncoematologia – non ci si è lasciati condizionare dai pregiudizi ma si sono valutati la forza delle argomentazioni e, soprattutto, i primi e chiari riscontri positivi dei pazienti”.
In particolare, è ormai consolidata l’esperienza locale di ricorso all’agopuntura per alleviare i sintomi della sindrome climaterica (menopausa). “Attualmente – ha ricordato
l’anestesista Alberto Botti – Piacenza partecipa a un progetto regionale, insieme ad altri quattro centri, per utilizzare questa tecnica nelle donne con tumore alla mammella in trattamento ormonale”.
Altra esperienza significativa piacentina è quella legata al progetto Benessere, realizzato dall’Oncologia insieme ad Amop. “Utilizziamo pratiche naturopatiche , quali il massaggio bioenergetico, e agopuntura nei pazienti oncologici”, ha spiegato la dottoressa Livia Bidin.
Nel suo intervento l’oncologa ha ricordato che alcune indicazioni di medicina tradizionale cinese sono riconosciute dall’OMS e che ci sono basi scientifiche che documentano l’effetto dell’infissione di aghi metallici nella cute.
“Il nostro sforzo – ha evidenziato Cavanna – è quello di superare il dualismo tra medicina tradizionale e non convenzionale: l’obiettivo rimane uno solo ed è quello di curare al meglio i nostri pazienti. Ciò che funziona va usato”.
“Siamo convinti – ha chiarito la dottoressa Bidin – che le medicine non convenzionali possano essere utili per gestire, razionalizzare e ri-ordinare la domanda da parte dei pazienti di interventi terapeutici per sintomi che non trovano una risposta nella medicina convenzionale”. Il nostro scopo – ha concluso – è quello di evitare che la ricerca di tali risposte porti i malati al di fuori del percorso diagnostico terapeutico offerto dall’Oncologia, mettendo in pericolo la sicurezza dei pazienti, per esempio per associazioni di sostanze misconosciute dagli oncologi.
“Abbiamo realizzato questo percorso formativo in due giornate – ha spiegato l’anestesista Botti – per esplorare, chiarire e definire lo stato dell’arte delle medicine non convenzionali”. Nella prima giornata sono stati presentati agli operatori i tre settori delle cosiddette medicine complementari che sono validati: l’agopuntura secondo la tradizione cinese, l’utilizzo delle terapie omeopatiche e la fitoterapia. Anche a Piacenza, all’Ordine dei Medici – ha ricordato il dottor Botti – esistono degli albi che certificalo esperienze e curriculum conseguiti da alcuni colleghi, “anche se naturalmente sussistono altre discipline satelliti per ora ritenute meno importanti”. La seconda giornata ha riguardato invece le prospettive di integrazione tra Oncologia e Medicina tradizionale cinese.
“In Cina – ha ricordato Botti – esistono e coesistono due tipi di Medicina: da un lato c’è un sistema sanitario moderno, di stampo occidentale, basato su tecnologie e macchine”. A fianco di queste cure si è mantenuta la storia, portando avanti nei secoli la medicina cinese tradizionale, di cui l’agopuntura è un aspetto importante.
Le relazioni degli esperti, tutti di calibro nazionale, hanno affascinato la platea presente in Sala colonne, perché aprono scenari davvero interessanti.
Per esempio, Alberto Lanfranchi dell’Istituto nazionale tumori, ha parlato di regressione di neoplasie grazie all’omeopatia. Marco Maiola (Centro Studi So Wen) ha parlato della propria esperienza di agopuntura nella fecondazione assistita. L’anestesista Roberta Monzani (Humanitas) ha relazionato sull’uso di questa tecnica per prevenire il vomito post operatorio, mentre Franco Desiderio, componente dell’osservatorio regionale per le medicina non convenzionali, ha fatto il punto su quanto si sta facendo in ambito oncologico in Emilia Romagna. Nel pomeriggio si sono alternati al microfono Luigia Scudeller (medico specializzato in statistica sanitaria al San Matteo di Pavia) e Roberto Gatto, esperto del Ministero della Salute. I lavori sono stati chiusi da Emilio Minelli, vice direttore Who (World Healt Organization) CC for traditional medicine e docente all’Università di Milano.