A sette giorni dal giorno dell'omicidio della Lupa, che ha sconvolto Piacenza e non solo, c'è ora la versione di uno dei due uomini arrestati perché accusati di aver fatto parte del commando armato che alle otto di sera da domenica scorsa ha aperto il fuoco uccidendo sul colpo il 39enne albanese Sadik Hajderi mentre beveva un caffè ai tavoli esterni del Bar Baraonda. La sera del giorno successivo, lunedì, con un’operazione davvero da manuale i poliziotti della Squadra mobile della questura di Piacenza hanno intercettato e arrestato all’aeroporto di Malpensa due albanesi, 28 e 30 anni, fratelli, incensurati in Italia, mentre si stavano imbarcando su un volo per Tirana. Dopo una settimana di silenzio, dunque, uno dei due, il più giovane, ammette il delitto: “E’ vero, sono stato io a sparare” ha detto al giudice per le indagini preliminari Gianandrea Bussi. Ma ci ha tenuto a negare con forza il quadro che stava emergendo e di cui stavano iniziando a scrivere le testate locali: il delitto sarebbe maturato nel contesto del racket della prostituzione. Non è vero, dice l’albanese in carcere per omicidio: "Ho sparato per vendicare l'offesa subita da una mia parente". Una posizione piuttosto vaga e per ora il giovane straniero resta in carcere alle Novate. Suo fratello invece, a quanto pare presente al delitto, continua a non parlare e si prosegue nella ricerca degli altri due complici visti fuggire sulla stessa auto.