Dall'Appennino al Grande Fiume: è questo il percorso compiuto dall'Appennino Festival ma anche da Paolo Rumiz, giornalista di “Repubblica” e scrittore che sarà ospite della kermesse venerdì 6 settembre alle 21 alle Cantine Romagnoli di Vigolzone. Per l'occasione Rumiz presenterà “Morimondo”, ultima fatica letteraria compilata al termine di un intenso e suggestivo viaggio lungo il Po e in mezzo alla sua gente, alla scoperta dei suoi misteri e delle sue storie: ad accompagnare il racconto del viaggio e dell'avventura editoriale che ha portato alla pubblicazione del volume saranno Maddalena Scagnelli al violino e Massimo Visalli alla chitarra, che si esibiranno in una gustosa silloge di brani tratti dal repertorio delle Quattro Province.
Tornando invece a “Morimondo”, Rumiz traccia un racconto del Grande Fiume fatto “dall'interno”, non dalle rive e dalle sponde ma semmai solcando le sue acque, attraversando quel tunnel idrografico di settecento chilometri che dalle Alpi Cozie, ai piedi del Monviso, giunge fino al mare Adriatico: turbolento e insidioso nel tratto iniziale fino a Torino, placido e tranquillo nella pianura fra la Lombardia e l'Emilia, il “Pater Padus” omaggiato anche da Gianni Brera diventa nella narrazione di Rumiz qualcosa di più del Grande Fiume già noto ai greci con il nome di Eridano. Il Po, o meglio Po senza articolo, si trasforma in donna, voce femminile ammaliante, irruente e umile, silente fra le sue rive deserte. Rive che comunque fra loro presentano non poche difformità: dal Po visto in lontananza e considerato al pari di una cloaca nelle sponde lombarde a quello osservato e amato quotidianamente nella zona di Boretto e della Bassa emiliana, il Grande Fiume cessa di essere il fulcro delle polemiche, l'invalicabile frontiera acquea da attraversare con autostrade e ferrovie e diventa mito segreto, personaggio in grado di rivelare i suoi segreti solo a chi ha orecchie e occhi per intenderli. Paolo Rumiz li ha ed ecco allora che Po è donna e luogo delle straordinarie varietà umane, Eden misterioso e sospetto popolato da traghettatori mistici e leggendari pesci siluro, pirati romeni che vagano nella notte e flottiglie di zanzare.
Si legge nella quarta di copertina di “Morimondo”: “Il Po, anzi Po senza articolo, è il grande fiume, il fiume per eccellenza. Sembra facile collocarlo, leggerlo sulle carte, menzionarne la storia. Invece no. Forse ne sappiamo pochissimo, e conoscerlo significa lasciarlo apparire là dove muore un mondo perché un altro nasca. Paolo Rumiz ci racconta che quando gli argonauti, lui e il suo equipaggio, hanno cominciato a solcarne le acque è andata proprio così: Po visto dal Po è un Dio Serpente, una voce sempre più femminile irruente e umile, arrendevole e solenne, silente fra le sue rive deserte. Paolo Rumiz sa fare del Po un vero protagonista, per la prima volta tutto narrato a fior d'acqua, in un abbandono dei sensi inedito, coinvolgente, che reinterpreta i colori delle terre e dei fondali, i cibi, i vini, i dialetti, gli occhi che lo interrogano, lo sfiorano, lo scrutano. E poi ci sono gli incontri con il "popolo" del fiume, ma anche con personalità legate dall'amore per il fiume come la cacciatrice di luoghi Valentina Scaglia, il raffinato corsaro Paolo Lodigiani, il traghettatore dantesco Angelo Bosio, il collezionista di immagini Alessandro Scillitani, l'amico dei venti Fabio Fiori, l'esploratore Pierluigi Bellavite, lo scrittore Valerio Varesi e l'amico Francesco Guccini. Cominciata come reportage e documentario, l'avventura sul Po è diventata un romanzo, un viaggio interiore, un'avventura scavata nell'immaginazione, carezzata da fantasmi, a due passi dall'anima”.