Docente d’eccezione, oggi, per i ragazzi del workshop di Cinematica. Daniele Ciprì, regista, direttore della fotografia e sceneggiatore, ha vestito i panni del professore per tenere una lezione – ma sarebbe più corretto chiamarla una chiacchierata – di cinema ai membri della giuria giovane di Concorto.
Cos’è il cinema? Dove nasce? Come si esprime?
Domanda difficile per cui Ciprì ha fornito le risposte. Le sue risposte. Il suo cinema il suo «racconto di una realtà che narro attraverso una scatola magica che è il cinema».
Dagli esordi lontano dal grande schermo – «Facevo il fotografo di matrimoni insieme alla mia famiglia. Mio padre riparava le macchine fotografiche e io e mio fratello stavamo in negozi. Lì ho imparato la tecnica, ma la tecnica annoia, non è la creatività» – all’approdo a questa grande avventura chiamata cinema. «Quando ho iniziato, non avevamo nulla. Siamo scesi in strada a Palermo, abbiamo cominciato a girare e ci siamo creati la nostra scatola magica».
Una scatola che, ancora oggi, rimane magica. «Con il cinema ho un rapporto da sognatore e poco tecnico. Non so disegnare, ma ho bisogno di avere un’immagine e quindi fotografo. Poi da li nasce tutto il resto. Ma solo quando sono pronto a disegnare il film, quando ho il film dentro, quando ho l’idea di come raccontare un momento o un oggetto o un personaggio. A volte, infatti, mi assento dal set per capire come risolvere un’inquadratura».
Ma il segreto per Ciprì è uno solo: «Questo è un lavoro di cui ti devi ammalare».