“La stagione, a livello produttivo è stata una delle più brutte degli ultimi anni”. Non è sicuramente uno dei mercati più in vista della nostra provincia, ciò nonostante l’apicoltura, nel Piacentino, interessa oltre 300 allevatori diretti per un totale di 7mila arnie (il ricovero artificiale dove vive la colonia di api domestiche). E, pur essendo una attività di contorno ad altre principali per gli agricoltori, riesce a sbarcare sul mercato attraverso Mielizia, il prodotto che i cittadini possono acquistare in molti negozi e supermercati.
Così abbiamo fatto un breve viaggio attraverso il settore nel nostro territorio, grazie al presidente provinciale degli apicoltori di Coldiretti, Roberto Pinchetti ed il tecnico specializzato dell’associazione, Riccardo Redoglia.
Al presidente è spettato il compito di effettuare un bilancio dell’ultima annata. Che, ha spiegato è stata una delle più difficili in assoluto: “Questo a causa di una primavera molto piovosa e fredda, l’ultima nevicata è avvenuta il 24-25 maggio, il periodo per le api di raccolta abbondante. Invece sono state nutrite artificialmente – ha spiegato Pinchetti -. Per questo si è prodotto circa il 50% in meno, soprattutto del prodotto più pregiato: il miele d’acacia”.
Oltre al clima, a preoccupare annualmente gli apicoltori piacentini – in linea con il resto d’Italia – è la situazione sanitaria delle api. “I problemi sono sempre i soliti, ormai purtroppo strutturati – ha detto Redoglia -, l’inquinamento ambientale dovuto ai fitofarmaci che vengono somministrati tramite irrigazione alle colture, soprattutto pomodori e mais. Per il pomodoro è abbastanza recente, con l’irrigazione goccia a goccia, le api vanno a bere nei gocciolatoi e si avvelenano”. Altri rischi, quest’anno fortunatamente contenuti, sono invece rappresentati dai parassiti, su tutti la Varroa destructor, un acaro che però ha subìto, come le stesse sue prede, l’inverno rigido appena trascorso (visto che si riproduce nelle covate, che sono state molto veloci a causa del freddo).
L’apicoltura, comunque, negli ultimi anni a livello nazionale sta registrando un incremento, grazie non solo agli agricoltori ma anche a persone che, per passatempo o passione per la natura, decidono di gestire un alveare. “Non richiede un grosso impegno finanziario – ha sottolineato il tecnico di Coldiretti – anche se le api, nonostante siano abbastanza autosufficienti, necessitano di momenti con cadenze rigide di controllo e supporto. E’ semplice l’inizio attività, come hobby, però impegnativo se si vuole sbarcare sul mercato”.