Via Francigena: apertura alle moto, il Cai contrario ma i sindaci esultano

 Monta la polemica per la legge che avrebbe dovuto tutelare i sentieri della nostra Regione (6mila e 900 chilometri) che si snodano tra montagne e colline. e, di conseguenza, riordinare la miriade di norme e disposizioni sul “patrimonio escursionistico” dell’Emilia Romagna. Tutto perché il consiglio regionale ha deciso che possano circolare sui sentieri moto, quad, ciclomotori e fuoristrada a quattroruote. “Questi mezzi sulla via Francigena? Vincono le lobby” ha tuonato il Cai (Club Alpino Italiano) ma non tutti sembrano essere d’accordo. Per esempio non lo sono i sindaci del territorio piacentino attraversati da questi sentieri. Tra i più “moderati”, benché favorevoli, il primo cittadino di Castellarquato, Ivano Rocchetta, per il quale “dovrà essere deciso caso per caso” se permettere il passaggio di questi mezzi. “Abbiamo già vie in cui passano moto e quad in campagna e abbiamo visto che non danneggiano la natura. Mentre in altri tratti è meglio mantenere la ciclo pedonale. va visto di volta in volta – ha sottolineato Rocchetta -. Naturalmente, sempre facendo attenzione che i mezzi siano autorizzati dal codice e targati”.

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Decisamente più entusiasta del provvedimento della Regione, il sindaco di Lugagnano, Jonathan Papamerenghi: “Devo dire che, questa volta, la Regione ha dimostrato apertura al territorio. Perché se le nostre colline devono essere aperte al turismo è importante poter lasciare alle amministrazioni locali di intervenire in proprio – ha spiegato -. Con questo provvedimento si dimanda al territorio la facoltà di aprire dove ritenuto opportuno. Rimangono vincoli di rispetto ambientale, mentre per gli altri sentieri potranno decidere i Comuni. E’ importante per uniformare la normativa, molto confusa, e ora dovrà esserci un intervento coinvolgendo le varie sensibilità”.

Ed era anche il timore del Cai, soprattutto nel Piacentino, esposto da Vinicio Ruggeri, presidente del gruppo regionale Emilia Romagna del Cai: “Adesso tocca ai Comuni stabilire quali sentieri interdire al traffico a motore. «Possono riferirsi alle Pmpf, ma queste non sono più vincolanti. E inoltre devono motivare il divieto e segnalarlo con dei cartelli: senza tutti questi passaggi i boschi saranno esposti ai gas di scarico delle moto e gli escursionisti dovranno stare attenti a non essere investiti anche in montagna. Nel caso migliore verrà fuori una situazione a macchia di leopardo. Anche perché molti sindaci, soprattutto nel parmense e nel Piacentino, si sono apertamente schierati con i motociclisti”, lamenta Ruggeri.