La puntura di un’ape; una donna che va in shock anafilattico con una gola che si ingrossa quasi a vista d’occhio; e un medico, quello che doveva essere di turno in quel momento, che risulta irreperibile ad ogni tentativo di chiamata. “Per favore non lasciatemi morire”, ha sussurrato con un filo di voce la paziente disperata rivolgendosi ai volontari della pubblica che non sapevano che pesci pigliare. Una vicenda accaduta in un comune della nostra provincia qualche tempo fa e che poteva davvero terminare in tragedia se non fosse stato per il provvidenziale e tempestivo intervento del dottore che aveva smontato dal turno di guardia e che per fortuna ha risposto al telefono dei soccorritori. Una corsa in extremis che ha salvato la vita della donna. Tutto questo mentre dell’altro medico, quello che doveva essere di turno in quel preciso momento, non c’era traccia.
Siamo in una frazione di un comune dei nostri Appennini. Sono circa le 20 di sera quando, secondo una ricostruzione dell’accaduto, una donna che ha passato la cinquantina viene punta da un’ape e inizia a gonfiarsi all’altezza della gola, principio di uno shock anafilattico dalle conseguenze imprevedibili. Immediata la chiamata alla guardia medica: in quel momento nell’ambulatorio ci sono due volontari che d’istinto chiamano il medico di turno in quel momento. Quello del turno precedente aveva smontato da qualche decina di minuti. Una, due, tre telefonate: irreperibile. I volontari si precipitano comunque in ambulanza dalla donna e intanto continuano a chiamare il medico. Una volta raggiunta l’abitazione trovano la donna in condizioni serie: fatica a respirare, parla con un filo di voce. Essendo semplici volontari non possono intervenire. Lo dovrebbe fare un medico, che però continua a non rispondere al telefono. La situazione della donna intanto sembra precipitare tanto che riesce a proferire poche parole con un tono di voce bassissimo: “Non lasciatemi morire”. I due volontari prendono così in mano la situazione e decidono di chiamare un altro dottore, quello che aveva già terminato il servizio. Questi risponde, intuisce la gravità dell’accaduto e in auto si precipita sul posto, oltretutto luogo piuttosto impervio da raggiungere; con una puntura riesce a placare momentaneamente lo shock. La condizioni della donna restano comunque serie. Inizia così la corsa al Pronto Soccorso di Piacenza con l’ambulanza seguita dall’auto privata del medico. Il quale durante il tragitto deve anche intervenire per risolvere una crisi della paziente. Alla fine, dopo circa un’ora, i mezzi arrivano a Piacenza e la donna viene ricoverata in Pronto Soccorso. Lì viene salvata. Per fortuna. Anche di quella del medico che ancora non si trova.
Della vicenda in paese ne parlano tutti. Così come dell’inefficienza del punto di pronto intervento di quel Comune. Anche se nessuno sembra avere il coraggio di prendere carta e penna.