Cereali, Confagricoltura: “Annata negativa sotto tutti i punti di vista”

Un’annata agraria da scrivere sul libro nero, quella del 2013, questo il pensiero condiviso degli agricoltori piacentini e sintetizzato nelle considerazioni di Ercole Parizzi, presidente della Sezione di Prodotto Colture Industriali di Confagricoltura Piacenza. “La campagna 2013 è iniziata male sotto tutti gli aspetti: con pioggia e basse temperature fino a giugno. Poi, siamo passati dall’acquitrino alle ondate di calore che mettono sotto scacco il mais tardivo. Proprio a causa dell’andamento
climatico, questa coltura si è rivelata essere quasi una scelta obbligata per non lasciare i campi vuoti dopo che a marzo abbiamo dovuto cambiare i piani colturali riducendo gli appezzamenti a bietole e pomodoro da industria. Lo stadio in cui si trova il mais ora lo rende molto sensibile allo stress idrico e mancando un serio piano di gestione delle acque rischiamo l’emergenza anche in un’annata come questa. La trebbiatura del grano si è conclusa ed il raccolto del frumento tenero del 2013 esce molto ridimensionato dall’andamento climatico primaverile che ha pesantemente inciso in modo negativo generando rese medie di circa 50 quintali ad ettaro, in generale, tutti i cereali a paglia risultano scarsi in rese e quotazioni”. Le superfici ad orzo erano in contrazione in partenza, mentre
le semine autunnali di frumento tenero del 2012, effettuate regolarmente e in crescita del 2,4% rispetto all’anno precedente, facevano pensare ad un
leggero aumento della produzione. Per come si è sviluppata successivamente la coltura nel 2013, il calo di produzione è stato dato dalle basse rese.
Meno grano italiano vuol dire, inevitabilmente, più grano importato. “A fronte della minore disponibilità di prodotto nazionale e della prospettiva di dover importare oltre il 50% del fabbisogno interno di frumento tenero – prosegue Parizzi – la tendenza al ribasso dei prezzi del mercato italiano è in sintonia con l’andamento dei mercati internazionali che tiene conto della grande abbondanza dei raccolti 2013 in alcuni paesi esportatori come la Russia, l’Ucraina, la Francia e la Germania. Con un raccolto nazionale in calo, il prezzo del frumento tenero dovrebbe aumentare o, quanto meno, tenere nonostante le importazioni di prodotto
estero, ma con un trend del mercato così ribassista si allontana la prospettiva di quotazioni buone come quelle della passata campagna”. Una voce fuori dal coro la situazione per il frumento duro, che ha segnato, inaspettatamente, a fine luglio, alla borsa merci di Milano 302,50 euro/t ed a Bologna 298 euro/t. “Non è detto che questo si concretizzi in una tendenza delle prossime settimane – spiega Parizzi – perché il rialzo può essere giustificato da un momentaneo collo di bottiglia
nell’approvvigionamento per i molini lombardi, ma la merce è sufficiente almeno per il breve periodo, nell’attesa che arrivi il grano estero”. Per quanto riguarda il mais, il mercato nazionale cala in modo brusco, inseguendo i ribassi internazionali registrati a fine luglio su tutti i mercati. Le buone condizioni meteo negli USA e le vendite settimanali deludenti hanno trascinato al ribasso il CBOT, dove il mais per settembre è sceso sotto la soglia dei 500 cent/bushel, ossia 90 cent
in meno rispetto alla merce per pronta consegna. “Calano anche le quotazioni del mais nazionale nonostante i timori, manifestatisi negli scorsi mesi, di rimanere a corto di materia prima. Per il momento – sottolinea Parizzi – il mais non sembra essere stato compromesso quanto il grano tenero dal maltempo, anche se è stato necessario riseminare alcune varietà precoci letteralmente annegate dalle piogge primaverili e le
varietà tardive sono in balia delle bizzarrie del tempo. Certo – conclude Parizzi – è un’annata davvero difficile”.

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