Un prestito di 4mila euro, fatto a un ragazzo nordafricano, “avrà avuto 28 forse 30 anni”. Ecco che il sospetto di alcuni vicini di casa, che avevano udito alcune telefonate in cui Giorgio reclamava la restituzione di una somma di denaro, sembra trovare conferma nelle parole di Luisa Gambarelli, per tutti “Luisella”, la sorella dell’ex fisioterapista trovato l’altra sera con la gola tagliata nel suo appartamento di via Degani. “Una questione di soldi, almeno per me è così”, dice con convinzione Luisella, ex poliziotta in pensione. La donna è affranta. Ripete spesso “Giorgio era una bravissima persona, nessuno poteva volergli male”. Ogni tanto singhiozza: “Pensi che aveva mantenuto la promessa fatta a nostra madre: quando fosse andato in pensione avrebbe aiutato gli altri, avrebbe curato i bisognosi e così ha fatto”. “Eravamo inseparabili – continua – fino a qualche tempo fa andavamo a mangiare tutti i giorni in un ristorante. Non si muoveva senza di me. Lo sentivo tutti i giorni al telefono al mattino e alla sera”. Dice che andrà lei al riconoscimento della salma previsto per martedì mattina, prima dell’autopsia. “Voglio vedere il mio Giorgio, ci voglio andare io”. Quel fratello che negli ultimi tempi non vedeva più tanto spesso. Le puntate al ristorante si erano diradate, forse “per colpa di quel problema alla bocca che aveva”. Ma in realtà non era solo quello. “Lo vedevo, non era il solito Giorgio. Aveva qualcosa che non andava anche se lui mi ripeteva. No, Luisella, tutto bene”. “E invece io lo conosco e ho insistito. Qualche settimana fa ha trovato il coraggio di parlarmi”. E’ in quell’occasione che l’ex fisioterapista confessa alla sorella di aver prestato dei soldi, 4mila euro, a un giovane straniero. “Una brava persona, mi diceva mio fratello, anche se non mi ha mai raccontato come si erano conosciuti. Mi disse che gli avrebbe prestato il denaro per i funerali dei due genitori che erano morti. Io cercavo di metterlo in guardia in tutti modi: stai attento, Giorgio, non fidarti troppo”. Così un giorno, circa un mese fa, la donna convince il fratello a incontrarsi, tutti e tre. “Il giovane straniero parlava poco l’italiano, ma alla fine siamo riusciti a fargli firmare un foglio in cui si impegnava a restituire la somma di denaro non appena la sua ditta lo avesse pagato. Poi io quello non l’ho più visto. Non mi aveva fatto una buona impressione, mi sembrava falso”. Quel foglio, ora, ce l’hanno in mano i carabinieri del Nucleo investigativo. Luisella non punta il dito contro nessuno. “Io non so chi sia stato a fare così male a Giorgio, però secondo me c’era dietro una questione di soldi”. Esclude questioni sentimentali, “dopo il divorzio tanti anni fa aveva avuto qualche storia fugace, ma nulla di importante. Di fatto vivevamo io e lui”. La sorella vedeva Giorgio inquieto, ma non a tal punto da immaginare quanto poi è accaduto. E’ sabato mattina. Lusiella lo chiama al telefono cellulare: irreperibile. Riprova alla sera: irreperibile. Strano. “Vado a casa e dal fisso chiamo a casa sua sul fisso: staccato. Allora penso che possa essere successo qualcosa e mi precipito a casa sua. Suono ai vicini, dicono che non l’hanno visto. In garage l’auto c’è, quindi vuol dire che è in casa. La porta è chiusa, guardo nel buco della serratura e vedo che la luce è accesa. Dio mio, il mio Giorgio è morto, penso”. A quel punto arrivano i vigili del fuoco, poi i carabinieri. “Poco dopo ho capito che era successo qualcosa di grave. Il mio Giorgio, non me l’hanno fatto vedere”. Piange, poi riacquista lucidità: “Chiunque sia stato di sicuro ha staccato tutti i telefoni, ha chiuso la porta e si è portato via le chiavi. Chissà dov’è adesso”. Lo ha chiesto anche ai carabinieri, nella caserma di viale Beverora dove è stata tutto il pomeriggio, ascoltata dai militari. “Non mi dicono nulla. Spero però che trovino il responsabile. Anche perché ho paura anch’io: qualcuno sa chi sono dove abito e sa di quel biglietto che abbiamo firmato davanti a Giorgio. Sì, ho paura”.