Anche Luigi Gazzola, consigliere provinciale di Italia dei Valori, è entrato nella polemica tra Regione e Provincia riguardante il DMV (deflusso minimo vitale) del Nure. Attraverso un comunicato stampa, Gazzola critica infatti l’attacco di Bergonzi, capogruppo PD in Consiglio provinciale, all’assessore regionale Freda.
Il comunicato di Luigi Gazzola
“Gentile Direttore,
venerdì scorso nel goffo tentativo di spostare l’attenzione dalla vicenda dell’ospedale di Fiorenzuola e dalle responsabilità dei vertici della sanità locale e regionale, il capogruppo PD in Consiglio provinciale, premettendo di “non voler fare il difensore d’ufficio degli assessori regionali” (Lusenti, ad esempio?), non ha trovato di meglio che attaccare, in modo tanto gratuito quanto fuori contesto, l’assessore regionale Freda che – a suo parere – “ricopre il suo incarico già da troppo tempo”, in quanto colpevole di non dare risposte adeguate agli agricoltori della Valnure evidentemente non essendo disposta a derogare alla normativa che regola il deflusso minimo vitale delle acque del Nure.
Peccato che un minuto dopo, con cristallina coerenza, lo stesso capogruppo si sia fermamente opposto, minacciando di lasciare l’aula, a derogare al regolamento provinciale sui lavori del Consiglio per evitare di discutere un ordine del giorno, presentato con qualche ora di ritardo, che avrebbe consentito di affrontare proprio il tema dell’acqua in Valnure; in ciò sostenuto dal gruppo Pdl perentorio nell’asserire (finalmente!) che “le leggi vanno rispettate”.
Le polemiche insorte nei giorni scorsi contro l’assessore regionale hanno invero un carattere preventivo ad effetto deterrente dal momento che l’acqua, come verificato personalmente, sta scorrendo regolarmente nei canali di irrigazione e nessuno, ad oggi, ha chiuso o intende chiudere i rubinetti di approvvigionamento grazie al fatto che le abbondanti piogge dei mesi passati dovrebbero garantire la regolare irrigazione delle colture ancora per le settimane necessarie.
La circostanza offre tuttavia l’occasione per ricordare che le norme che disciplinano il deflusso minimo vitale non sono state pensate nottetempo dall’assessore all’ambiente ma sono previste dall’art. 50 e seguenti del Piano di Tutela delle Acque della Regione Emilia-Romagna, approvato dall’Assemblea legislativa nel lontano 2005 per adempiere, a sua volta, alle disposizioni degli artt. 22 e 23 del decreto legislativo 152/99 poste a tutela di un interesse pubblico. Un assessore regionale, in quanto membro di un esecutivo, ha il preciso dovere di dare attuazione alle disposizioni di legge, non quello di derogarvi o di chiudere un occhio a seconda degli interessi coinvolti, facendo correre il rischio di sanzioni per l’intera comunità regionale, agricoltori e non, a fronte di infrazioni alle normative europee.
Purtroppo o per fortuna, secondo i punti di vista, le norme sul DMV si applicano ai corpi idrici superficiali della regione (individuati dalla tabella 0-1 della Relazione generale al Piano) tra i quali sono compresi Nure e Trebbia e non invece Arda e Tidone.
Ciò di cui ci si dimentica spesso e volentieri è che il P.T.A. regionale sopra citato, accanto alla disciplina del D.M.V., contempla anche altre misure ad esempio in materia di razionalizzazione e risparmio idrico, di riduzione delle perdite e dell’uso delle tecniche di scorrimento superficiale, di realizzazione di “vasche” di accumulo, di impiego di reflui depurati. Di tutto questo però non si parla, preferendo la scorciatoia della deroga al D.M.V.. Possibile che, sul punto, nessuno abbia nulla da chiedere ai vari assessori all’agricoltura?
Anche la suggestiva proposta di creare un invaso o, da ultimo, un “lago Mistral” sul Nure si scontra con una disposizione di legge che impedisce la realizzazione di dighe sulle aste principali dei fiumi.
Finché ci sono, dunque, le norme vanno rispettate ma, se non piacciono più, si possono sempre cambiare.
Il PD, che non esita a modificare l’art. 138 della Costituzione per modificarla, può avocare le scelte in capo al Presidente della Regione, ha i numeri e all’occorrenza può facilmente trovare larghe intese per introdurre legislativamente in Regione deroghe al P.T.A., o sottrarre il Nure e il Trebbia dai corsi d’acqua di natura fluviale riconoscendo loro un carattere torrentizio, finanche modificare in Parlamento la legge per consentire la realizzazione di una diga sulle aste principali. Basterà poi superare le probabili resistenze delle comunità locali, trovare le risorse per realizzarla e risolvere definitivamente il problema degli agricoltori nell’arco di almeno un decennio.
Le opzioni che il PD ha a disposizione sono tante dunque, tranne quella di trovare nell’assessore regionale all’ambiente un facile capro espiatorio su cui scaricare responsabilità politiche che nella fattispecie non ci si vuole assumere o che fa comodo non condividere.”
Luigi Gazzola
Consigliere provinciale Italia dei Valori