Era circa mezzogiorno quando un passante ha notato qualcosa di strano in mezzo alla boscaglia che affianca il tratto di provinciale tra San Michele di Morfasso e Rustigazzo, in località Carignone. Già da tempo alcuni residenti lamentavano di sentire in quel punto un odore acre, ma tutti avevano comprensibilmente pensato alla carcassa di un animale, magari di un cinghiale. E invece no, dopo essersi soffermato qualche istante, il passante ha notato nitidamente il corpo di un essere umano: Francesco Casella, l’uomo di 78 anni scomparso il 7 luglio scorso. Il tratto di strada è stato subito chiuso dai carabinieri della compagnia di Fiorenzuola, guidati dal capitano Emanuele Leuzzi, mentre sul posto sono giunti i vigili del fuoco e una squadra del soccorso alpino: il cadavere si trovava infatti in un punto remoto della boscaglia, molto più in basso del livello della carreggiata (vedi foto in allegato), e i soccorritori sono stati costretti a imbracarsi e calarsi per raggiungere il corpo. Prima di recuperarlo, però, è intervenuta sul luogo del ritrovamento anche la pm Ornella Chicca per i primi rilievi del caso. Addirittura è stato chiamato un entomologo, vale a dire un esperto di insetti: analizzando gli organismi venutisi a creare all’interno di un cadavere a causa della decomposizione, è infatti possibile acquisire informazioni preziose, ad esempio quanto tempo prima un uomo è stato ucciso. Sul posto insomma sono stati effettuati tutti i rilievi possibili e necessari. Dopodiché, intorno alle 18, il cadavere di Francesco Casella è stato recuperato e portato all’obitorio di Piacenza per analisi più approfondite.
Palpabile lo sconcerto della gente: “La nostra zona è da sempre tranquilla, tutti ci conosciamo, è triste che sia teatro di una vicenda così orribile” commenta un residente.
“Lo conoscevo – racconta un altro abitante della zona – aveva una piccola azienda agricola ma da tempo aveva deciso di abbandonare l’attività e pian piano stava vendendo tutto. Aveva un figlio e una figlia, non avrei mai pensato potesse accadergli qualcosa del genere e davvero non ho idea di cosa possa aver spinto qualcuno ad uccidere Francesco”.
“Da quando è scomparso non ho mai pensato alla fuga volontaria – racconta un vicino di casa – anche perché per camminare aveva bisogno delle stampelle: quanto avrebbe potuto allontanarsi? Poi, quando ho visto i carabinieri sequestrare e portare via alcuni attrezzi agricoli da casa sua, ho capito che ci poteva essere un risvolto tragico”.
E in effetti proprio sull’arma del delitto vige ancora il riserbo. Pare però sia stato proprio uno strumento da lavoro ad uccidere Casella, si parla di una sorta di "pistola sparachiodi" utilizzata dagli allevatori per abbattere il bestiame da macello. Di certo si sa che l’uomo è stato ucciso altrove e portato lungo la provinciale a Carignone per nasconderne il corpo. In merito ieri è stata setacciata la casa di Sariano di Gropparello dove l’uomo viveva e sul posto sono stati chiamati anche i Ris di Parma. L’abitazione è tuttora sotto sequestro. Tutto tace sul fronte dei possibili sospetti: si parla di due persone ascoltate nelle scorse ore dagli inquirenti, tra questi pare ci sia anche il figlio di Casella, il 36enne Adriano. Non è escluso che quest'ultimo possa essere coinvolto in qualche modo nella vicenda. Anzi, sembra che su di lui si stiano annidando forti sospetti. Pare infatti che tra i due da qualche tempo vi fossero dissapori di natura economica.