Prosegue il percorso dell'amministrazione per arrivare ad una diversa gestione del servizio idrico integrato. Della gestione dell'acqua, senza tanti giri di parole, che dovrebbe giungere ad una conduzione completamente pubblica o con una partecipazione dei privati. L’iter è iniziato, seppur molto dopo, il referendum che sancì il passaggio a un ente totalmente pubblico del servizio. Difficile comunque riuscirci, pere infatti essere la sostenibilità l’ostacolo da sormontare, non senza fatica.
E’ quanto emerso durante la commissione, a palazzo Mercanti di questo pomeriggio presieduta da Michele Bricchi, durante la quale è stato chiesto il parere di un espero come il professor Guido Ramonda. Dopo aver ricordato la storia che ha portato a Iren, durata oltre dieci anni, ha espresso la sua personale valutazione di cosa non dovrebbe essere perduto nel prossimo futuro: “L’importante è creare dei bacini di grandi dimensioni e non frammentati, perche' c'e' il rischio di insostenibilita'. Già i primi Comuni che aggregarono il servizio furono i piu' vicini a Piacenza. Questo permetterebbe di avere anche più fondi per la manutenzione. Così dei bacini aggregati danno un senso alla gestione, come principio da salvaguardare e mantenere nel tempo” ha spiegato”.
Poi è stata la volta del sindaco di Rottofreno, Raffaele Veneziani, il quale ha portato l’esperienza di un Comune di provincia e la sua personale di componente dell’ufficio di presidenza di Atersir. “La gestione dell’acqua da parte di Iren aveva portato frutti positivi. Negli ultimi anni l’azienda e' però stata inadempiente e quindi è risultato insostenibile continuare con la sua gestione – ha illustrato il sindaco – questo perché, a parte i mancati investimenti promessi, era diventato sempre più difficile poter avere un rapporto diretto per gestire i problemi. Diventando multiutility, Iren ha perso il rapporto con il territorio”. Per il primo cittadino, però, non sembra così facile assumere una decisione: “Sarà sicuramente presa dall’organismo amministrativo, ma senza prescindere il parere fondamentale degli esperti. Anche perché nessuno di noi, amministratori o cittadini, può calcolare se il passaggio alla conduzione totalmente pubblica è sostenibile”.
Infine si è espresso anche il Comitato Acqua bene comune, presente in aula non solo tra i banchi degli ospiti ma anche come relatori. A parlare la referente Lia Zavatti, che ha spiegato come “il percorso è in atto e noi vogliamo che sia il più partecipato possibile”. E ha poi ricordato quanto deciso dal referendum: “Il servizio idrico intergrato deve diventare privo di profitto, con gestione trasparente e aperta al contributo di lavoratori e cittadini. La forma non può essere di una Spa, né mista pubblico/privato. Chiediamo la creazione di un’azienda speciale, ente di diritto pubblico, che ha l’obbligo il pareggio di bilancio ma non il profitto”.