Prestiti erogati a tassi usurari esorbitanti, fino al 17% al mese, erogati da intermediari finanziari che a loro volta ricevevano prestiti da finanziatori usurai che arrivavano a sequestrare, minacciare, picchiare pur di vedere onorati i crediti che vantavano, anche in questo caso con tassi altissimi.
Un quadro inquietante quello che emerge da una lunga e complessa attività di indagine svolta dai carabinieri della compagnia di Piacenza (stazione principale e aliquota operativa) e coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica Emilio Pisante tra gennaio e marzo di quest'anno che ha portato all'emissione di sette provvedimenti, tra denunce e misure cautelari, nei confronti di alcuni finanziatori, intermediari e alcuni “riscossori” per accuse varie che vanno dall'usura all'estorsione, dal sequestro di persona alla rapina aggravata dall'uso di armi da fuoco, alle minacce eccetera.
Un quadro che emerge proprio in un periodo caratterizzato dalle difficoltà di accesso al credito per molti cittadini e piccoli imprenditori che per campare o per riuscire a tenere in piedi le loro attività sono disposti a tutto; e ironia della sorte emerge proprio nei giorni in cui il governatore della Banca centrale europea Mario Draghi ha annunciato un sensibile taglio dei tassi di interesse sui prestiti per tentare di invertire il trend negativo, in tema di difficoltà di accesso al credito, che caratterizza l'Italia rispetto ad altri paesi europei.
Parliamo di tre indagini distinte ma comunque legate da un unico comune denominatore: i prestiti a tassi esorbitanti.
L'ultima indagine in termini di tempo riguarda un prestito di 15mila euro erogato da un'agenzia di credito, regolare sul territorio piacentino, a un commerciante sempre di Piacenza; prestito per il quale erano stati chiesti tassi di interesse pari al 17% mensile. «Il che significa – ha spiegato il pm Emilio Pisante nel corso di una conferenza stampa in Procura – che ogni mese il debitore doveva pagare 2500 euro di interessi». A loro volta i titolari dell'agenzia – due sudamericani – avevano ricevuto un prestito da un finanziatore piacentino (teoricamente impegnato nella gestione degli immobili di sua proprietà) che avrebbe applicato tassi nei loro confronti altissimi, pari al 10-15% sempre mensile.
Gli accertamenti dei carabinieri sono scattati in seguito alla denuncia sporta proprio dai due sudamericani i quali sarebbero anche stati minacciati, tra l'altro, di subire ritorsioni fisiche, loro e i loro figli. Una denuncia parziale che naturalmente ometteva di riferire delle circostanze che vedevano i due stranieri nelle vesti di usurai ma che ha di fatto scoperchiato una sorta di vaso di Pandora facendo emergere una realtà costituita da rapporti concatenati tra loro: debiti su debiti a tassi che difficilmente, in questo periodo più che mai, possono essere pagati. Soprattutto da parte di persone che evidentemente hanno già preclusi i canali ufficiali. Morale: i carabinieri, al termine di un'indagine decisamente complessa, hanno ricostruito i vari tasselli ottenendo dal gip misure cautelari ai domiciliari per il finanziatore piacentino, la sua compagna e anche per i due sudamericani, presunti usurai e vittime di usura al tempo stesso.
A fornire un'idea chiara dei vari rapporti, e quindi elementi di prova decisamente concreti per gli inquirenti, sarebbe stato lo stesso finanziatore a casa del quale i carabinieri hanno trovato una dettagliatissima contabilità con cifre, tassi, contatti e quant'altro.
Prima di questa indagine, gli stessi inquirenti piacentini avevano indagato su altre due vicende legate tra loro: la vittima è la stessa e si tratta di un intermediario piacentino «che non avrebbe mai sporto denuncia – ci tiene a sottolineare il sostituto procuratore – e di conseguenza non saremmo mai arrivati a scoprire reati di questo genere». Se così invece è stato, aggiunge sempre il pm Pisante, è solo grazie alle intercettazioni telefoniche che mai come in questo caso si sono rivelate indispensabili non solo per raccogliere prove nell'ambito di indagini già in corso ma addirittura per scoprire reati che altrimenti non sarebbero mai stati denunciati per la condizione di terrore di chi si trovava a subirli.
L'intermediario piacentino, nel primo caso, sarebbe stato vittima di usura da parte di un finanziatore milanese poi raggiunto da una misura cautelare; la sua posizione è già stata definita di recente con un patteggiamento a tre anni di reclusione.
Dall'indagine in questione ne è nata un'altra che riguardava soggetti diversi tranne che per la vittima: lo stesso intermediario. In questo caso però, stando a quel che emerge dalle intercettazioni e poi verificato dai militari dell'Arma, il finanziatore che applicava tassi usurai è del Comasco e sarebbe arrivato a mandare due calabresi incaricati di riscuotere il debito residuo (intorno agli 8mila euro) con ogni mezzo; e si parla addirittura di sequestro di persona. «L'abbiamo capito perché quando una terza persona ha tentato di raggiungere l'intermediario sul suo cellulare – spiega il pm – a rispondere non è stato l'intermediario ma una delle due persone che erano arrivate a riscuotere il credito». Da lì è partita una serie di accertamenti che ha portato alla denuncia dei due calabresi (ora in custodia cautelare) e del presunto mandante, il finanziatore comasco attualmente a piede libero.