Sembra ancora fresca la ferita per la sua scomparsa, tanto che questa sera, al Val Luretta Jazz, il pianista e compositore Paolo Jannacci a poche ore dal concerto non è ancora certo che presenterà qualche brano in ricordo del padre. “Se mi sento lo faccio, dipende dalla situazione e dal mio stato d’animo” ha confessato nell’intervista rilasciata a Massimo Casale all’interno della trasmissione Sound City (l'intervista è ascoltabile a fondo pagina).
Prende il via questa sera dalle 21 – e continuerà fino a lunedì ad Agazzano – il festival ideato da Mattia Cigalini, il noto sassofonista piacentino che per l’occasione veste anche i panni del direttore artistico.
Ospite di rilievo sarà Paolo Jannacci, per un concerto che, ha assicurato “sarà molto stimolante”, in quanto, nonostante le titubanze, si prevede che alla fine un omaggio al padre Enzo si farà. Ma Paolo Jannacci ha una lunga carriera alle spalle, iniziata nel 1987, e stasera nel Piacentino infatti porterà “la musica del mio trio, brani originali e qualche standard da riconfermare nel tempo, ci si concentrerà maggiormente sulle nostre composizioni e sull’interplay (modalità dell’improvvisazione con la quale gli strumenti interagiscono fra loro influenzandosi, ndr) che è nato dal trio e dalla conoscenza di esso, ogni concerto è diverso, ogni volta che suoniamo un brano diventa nuovo anche per noi. “ dice Paolo.
“Tutta la mia musica si basa sulle immagini e sulla traduzione di pensieri, opere in suoni”, ha proseguito il musicista, raccontandoci che si è cimentato anche nell’esperienza di scrittore, pubblicando la biografia del padre nella quale si viene a conoscenza dei particolari rapporti che aveva con il mondo: “E’ come si dovrebbe conoscere un padre, cioè dalle sue parole”. Un artista poliedrico, Paolo, come il padre Enzo, che infatti quando può si cimenta in ogni forma di espressione, tra le quali il cinema: “E’ entusiasmante e travolgente, la mia musica si basa sulle immagini e sulla traduzione di sensazioni in suoni. Poi c’è la pittura e tanto altro”. Tutto questo è Paolo Jannacci, figlio d’arte ma che pare avere trovato nella scomparsa del genitore una spinta per spiccare il volo in autonomia.