Incappucciati e armati avevano assaltato una villa di Tuna, nel comune di Gazzola, minacciando e terrorizzando un’intera famiglia tenuta in ostaggio con le pistole puntate, ed erano poi fuggiti sparendo nel nulla dopo essersi fatti consegnare 10mila euro in contanti e altre migliaia di euro in oro e gioielli.
Accadeva alla fine del 2004, in un periodo caratterizzato dall’inquietante fenomeno dei colpi nelle ville e nei casolari isolati; una vera angoscia per chi ci abitava, che aumentava ad ogni notizia di raid, davvero frequenti e alcuni dei quali davvero violenti, con i padroni di casa spesso legati e a volte pestati a sangue.
Per il colpo di Tuna del 2004, nel tardo pomeriggio di ieri è stata emessa una condanna a 7 anni di reclusione per quello che gli investigatori considerano il capo di una banda di almeno quattro persone: Coba Besnik, albanese, attualmente detenuto nella sua terra d’origine grazie a un’operazione congiunta della polizia albanese e della squadra mobile di Milano a cui erano state delegate le indagini dalla Dda: lo straniero, insieme al fratello, doveva rispondere di una quindicina di rapine e di almeno una decina di furti e dal tribunale di Parma era già stato condannato a 13 anni.
A incastrarlo era stato un capello trovato in un berretto perso durante la fuga da uno dei colpi che gli erano stati imputati. Ed è proprio grazie all’inserimento del suo Dna nella banca dati che i carabinieri di Bobbio sono riusciti a risolvere il caso di Tuna: nei pressi della villa Coba Besnik aveva lasciato un mozzicone di sigaretta e tanto è bastato a collegare la sua presenza sul luogo del fatto. Nella requisitoria del 3 giugno il pm aveva chiesto 5 anni e 4 mesi ma ieri pomeriggio il collegio presieduto dal giudice Italo Ghitti ha deciso di inasprire la condanna: 7 anni di reclusione.