A sei mesi dall'attivazione del protocollo operativo per l'effettuazione di interventi di controllo del cinghiale, la Provincia – nell'ambito del confronto con la Consulta faunistico-venatoria provinciale – ha predisposto un primo monitoraggio dell'attività. Il protocollo, che è stato pensato per uniformare le modalità operative degli interventi di controllo del cinghiale e dunque per rendere maggiormente trasparente ogni singola operazione, è stato modificato proprio nei giorni scorsi in alcune parti, nel tentativo di rispondere alle esigenze manifestate dai soggetti coinvolti a seguito del primo periodo di applicazione del documento.
Il protocollo stabilisce che gli interventi di controllo del cinghiale, coordinati dalla polizia provinciale, devono ottenere specifiche autorizzazioni e devono essere svolti secondo modalità precise; il mancato rispetto delle prescrizioni – che riguardano, tra gli altri, obblighi vari sulle procedure di cattura e abbattimento e sulla destinazione degli animali abbattuti – comporta l'applicazione di sanzioni. Due in particolare le novità introdotte con l'ultima revisione: da un lato i cani utilizzati per gli interventi dovranno dimostrare caratteristiche comportamentali compatibili con le attività di controllo e dovranno quindi essere abilitati alle operazioni; dall'altro gli agricoltori che intendono fare domanda di autodifesa (in caso di danneggiamento delle colture da parte degli animali) potranno contare su tempi ristretti per l'attivazione delle procedure: gli Atc avranno infatti al massimo 24 ore di tempo per fornire un riscontro alla richiesta.
“La revisione del protocollo – illustra l'assessore alla Tutela faunistica Manuel Ghilardelli – che era entrato in vigore il 28 dicembre 2012, consente un ulteriore snellimento delle procedure burocratiche e la conciliazione delle esigenze del mondo agricolo e di quello venatorio”.