Ancora una notte passata sotto sedativi per il padre del piccolo Luca, il bimbo di due anni morto martedì scorso nell’abitacolo della sua auto: il padre lo ha dimenticato a bordo la mattina, prima di andare a lavorare, scordandosi di accompagnarlo all’asilo aziendale della Copra dove l’uomo lavora. Solo alle 16,30, quando è stato avvisato dal nonno del piccolo, il manager dell’azienda piacentina si è reso conto del misfatto, ma ormai era troppo tardi. Luca è morto per il forte caldo accumulatosi all’interno dell’auto. Sul caso sono stati sentiti esperti, psicologi, psichiatri che hanno tentato di dare una spiegazione a questo assurdo errore: l’unico elemento in comune tra tutte le teorie è il concetto di black out mentale, un vuoto che ha impedito al padre di ricordare, nel lungo arco di 8 ore, anche solo per un minuto, che il figlio nelle mani delle maestre non lo aveva mai consegnato. Qualcuno aggancia la tragedia alla particolare giornata lavorativa che avrebbe atteso l’uomo quel maledetto martedì: doveva consegnare entro sera un progetto per l'appalto di una importante commessa…lo stress, la tensione, l’ansia. Chiaramente non può essere considerata una spiegazione attendibile, si cerca solo di ricostruire ogni tassello di questo spaventoso mosaico: un mosaico composto da coincidenze drammatiche e spietate. Lo spiegava ieri lo psicopedagogista Daniele Novara: “Bastava che qualcuno, anche solo un collega, nominasse il figlio, parlasse di scuola, bambini, giocattoli…insomma un imput qualsiasi per riportare alla memoria il piccolo Luca. Ma niente, quante possibilità ci sono che in 8 ore non venga menzionato nulla di simile o che non avvenga nemmeno una telefonata?”.
E poi c’è il caldo: in questi ultimi giorni ci siamo fatti venire la gola secca parlando di maltempo e temperature quasi invernali. Martedì, lungo via Bresciani, il caldo era invece insopportabile, il primo vero giorno con temperature nella norma stagionale. E per finire, l’ultima fatale coincidenza: per Luca, martedì, era il primo giorno d’asilo dopo quasi una settimana di assenza per motivi di salute. Un elemento che forse ha fatto in modo che le maestre non si preoccupassero non vedendolo arrivare, altrimenti chissà, avrebbero potuto telefonare, preoccupate, ai genitori.
Un altro capitolo è stato aperto sul tema: com’è possibile che nessuno si sia accorto del bambino abbandonato in auto? In questo caso, però, alla domanda fornisce una rapida risposta la collocazione geografica del luogo della tragedia: da un lato della strada l’azienda Copra, davanti alla quale era posteggiata l’auto, dall’altro una distesa di campi costeggiati dall’autostrada. In altre parole, una volta entrati in ufficio tutti i dipendenti, era molto difficile che qualcuno passasse di fianco al mezzo, per di più guardando all’interno della vettura.
Il padre è dunque ancora sotto sedativi all'ospedale di Piacenza. Si vociferava che avesse tentato il suicidio ma non è così, anche perché dal giorno della disgrazia si trova in stato di shock monitorato e curato dai medici. Il pericolo di un gesto estremo non si può però sottovalutare e la “sorveglianza” continuerà anche dopo che il padre si sarà rimesso in sesto. La moglie Paola, 38 anni, è stata dimessa e si è rifugiata a casa della madre. In ospedale, l'hanno sentita gridare all'indirizzo del marito: «Ma come ha fatto? Oddio, come ha fatto?».
Sul fronte giudiziario il padre di Luca è ora ufficialmente indagato per omicidio colposo. Domani l'autopsia, ma non sembrano esserci dubbi sulle cause del decesso: nell'auto la temperatura ha superato i 60 gradi; il decesso è avvenuto attorno alle 12 e quando il piccolo è stato estratto, verso le 17, la temperatura corporea superava i 42 gradi.