Si è concluso con un’assoluzione il processo a carico di R.N.B. che doveva rispondere di appropriazione indebita per una cifra di poco inferiore a 700mila euro di fronte al giudice Italo Ghitti.
Accusa formulata in seguito alla denuncia sporta dal fratello dell’imputato, F.N.B. La vicenda, decisamente intricata, affonda le radici in contrasti di vecchia data che minavano i rapporti tra fratelli già da anni. Contrasti sulla gestione di un patrimonio ingente collocato più che altro in Abruzzo ma di cui facevano parte anche un appartamento a Piacenza e circa 700mila euro liquidi depositati presso la banca locale. Il denaro oggetto di questa sorta di faida familiare apparteneva originariamente a un’anziana zia dei due e inizialmente era gestito dall’imputato che ne aveva la disponibilità in un conto, per l’appunto, presso la Banca di Piacenza. Da questo conto ha poi trasferito i fondi su un altro conto aperto presso la banca Unicredit.
Ed era proprio questo trasferimento a configurare, secondo l’accusa rappresentata in aula dal pm Arturo Iacovacci, il reato di appropriazione indebita per il quale aveva chiesto un anno di reclusione e 900 euro di multa; nel frattempo infatti l’altro nipote dell’anziana, nonché fratello dell’imputato, era stato nominato tutore della zia interdetta e aveva di fatto ottenuto la gestione del patrimonio dell’anziana stessa. Di conseguenza ha denunciato il fratello quando si è ritrovato il conto della zia svuotato di tutti i soldi.
Accusa infondata, secondo l’avvocato Goffredo Tatozzi di Chieti, difensore dell’imputato: quando R.N.B. ha spostato i fondi da un conto all’altro non era a conoscenza del fatto che gli fosse stata revocata l’autorizzazione; tant’è che la stessa banca non ha fatto alcun problema. Morale, imputato assolto con buona pace del fratello accusatore rappresentato in aula dall’avvocato di parte civile Vittorio Benussi.