Pecore massacrate, l’esperto: “Lupi? Più probabile fossero cani randagi”

Ha destato molta preoccupazione la strage di ovini compiuta nei giorni scorsi in due aziende agricole della zona di Travo dove una ventina tra pecore, agnelli e capre è stata sbranata da animali selvatici. Due allevamenti duramente colpiti anche dal punto di vista economico: un fatto che ha sollevato l’indignazione della associazioni di categoria che ora chiedono a gran voce interventi immediati per difendere gli allevamenti da futuri attacchi di questo tipo. Il dito è stato puntato contro le colonie di lupi che popolano le nostre colline. Ma non tuti sono d’accordo nell’individuare questi animali come i responsabili del massacro di Travo.

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Dubbi sono sollevati dal dott. Gerardo Fina, veterinario del centro CER.PA (Cura Educazione Riabilitazione Piccoli Animali), esperto di comportamento animale. Il dott. Fina tiene a specificare che sarebbe necessario analizzare le tracce lasciate sul terreno dagli animali aggressori e soprattutto le ferite inferte agli ovini, però qualche perplessità la evidenzia comunque.

 

Qualcuno sostiene che i lupi siano più “decisi” negli attacchi agli altri animali, arrivando ad uccidere la preda. In questo caso, invece, alcune pecore sono state lasciate in vita nonostante l’aggressione e qualcuno parla già di cani selvatici. Lei cosa ne pensa?

“Tra lupi e cani selvatici non c’è differenza a livello comportamentale. Entrambe le specie attaccano per uccidere. Se un animale cresce socializzando con gli esseri umani e con altri animali (della stessa razza e non) non sviluppa un atteggiamento predatorio violento e incondizionato. Se al contrario un cane cresce in un ambiente selvatico e asociale, allora in quel caso il suo istinto predatorio può materializzarsi in attacchi come quelli di Travo. Però nelle modalità di attacco non ci sono differenze tra un lupo e un cane randagio: entrambi attaccano cercando di immobilizzare la preda per poterla divorare”.

 

Allora da cosa nascono i suoi dubbi?

“Dall’effettiva presenza di lupi sulle nostre colline. Che qualche esemplare ancora ci sia sono d’accordo, quello che mi lascia perplesso è che ce ne sia in numero così considerevole da poter mettere a segno un attacco del genere. E poi stiamo parlando di collina alle porte della città, dove ritengo che la presenza di lupi non sia densa e consistente. I lupi in passato, nel nostro territorio, sono stati cacciati con un’intensità esagerata e oggi la popolazione è fortemente ridotta. Trovo difficile pensare che siano loro gli autori di questi attacchi”.

 

INTERVIENE ANCHE LEGAMBIENTE

“La favola del lupo cattivo che mangia i bambini non vorremmo più ascoltarla, soprattutto da una associazione agricola nazionale come Coldiretti”. Legambiente interviene sulla questione sostenendo la necessità di porre in opera tutte le misure idonee per rendere possibile la corretta convivenza tra il lupo, “specie protetta ed ancora a rischio estinzione”, e le attività economiche di allevamento di animali domestici, “fondamentali per la sopravvivenza economica della  montagna”.

IL COMUNICATO DI LAURA CHIAPPA DI LEGAMBIENTE

Sgomberiamo subito il campo dalla visione di stampo medioevale del lupo pericoloso per l' uomo, suggerita da coldiretti, assolutamente  priva di qualsiasi fondamento scientifico. La favola del lupo cattivo che mangia i bambini non vorremmo più ascoltarla, soprattutto da una associazione agricola nazionale. Qui non si tratta di parteggiare per i lupi o per gli agnelli, come provocatoriamente affermato da Coldiretti, gli  episodi di Travo, una volta accertato che sia veramente stata una predazione di lupi e non da canidi inselvatichiti, evidenziano invece con forza la questione centrale che da anni come associazione ambientalista poniamo alla Provincia ed  alle associazioni agricole, quella cioè di porre finalmente in opera tutte le misure idonee per rendere possibile la  corretta convivenza tra il lupo, specie protetta ed ancora a rischio estinzione, e le attività economiche di allevamento di animali domestici, fondamentali per la sopravvivenza economica della  montagna, questione assolutamente sottovalutata . Se  da una parte la presenza del lupo sulle nostre montagne è certamente un segnale positivo per la  biodiversità  ed una ricchezza da salvaguardare, anche pensando ai possibili risvolti economici indotti,se si costruissero progetti didattico\tutristici e, dall’altra va creata certamente una rete di prevenzione ed aiuto a tutti i soggetti che possono essere danneggiati economicamente dalla presenza del lupo per garantire sostegno a chi ha attività economiche come ad esempio l’allevamento. Esiste dunque un diritto del lupo ad esistere, un diritto per chi subisce danni da predazione ad essere risarcito e certamente un dovere dell’Amministrazione prov.le a dare precise indicazioni su cosa fare per prevenire il fenomeno e creare le condizioni per una corretta convivenza tra  abitanti del territorio, allevatori, cacciatori e fauna selvatica. Ci sono territori che questo problema di convivenza lo stanno correttamente affrontando da anni , in Umbria, Abruzzo, Toscana ma anche in Piemonte, con con realismo e sistematicità. Quello che serve è  fare informazione  agli allevatori ed agli abitanti della montagna  sul Lupo, le sue abitudini, come convivere con la sua presenza, formazione sui metodi e tecniche di allevamento che vanno ripensate, perchè quello che spesso emerge, è che vengono colpiti  proprio quegli allevamenti, in cui gli animali vengono lasciati allo stato brado, senza sorveglianza umana e senza l’appoggio di cani adatti come il Pastore Maremmano Abruzzese. Per questo occorrono incentivi per la costruzione, in zone a rischio, di recinti anti lupo per gli allevamenti e per l’utilizzo di Cani Pastori  addestrati specificatamente. Altrettanto fondamentale è aumentare e far funzionare meglio i rimborsi per i danni agli allevatori che se reali, devono essere veloci e coprire tutta perdita subita. L'approccio deve essere scientifico, pragmatico e nel rispetto della legge, non allarmistico e le forze in campo si devono unire sotto la guida della Provincia, allevatori, associazioni portatrici di interessi, amministrazioni, forestale ecc… senza preconcetti, per costruire un intervento che costruisca la corretta coabitazione tra il lupo e la fauna selvatica in generale e le attività economiche degli allevatori e di chi abita in montagna.

Legambiente Piacenza – Laura Chiappa