Allegro con brio. Patrizia Bernelich e Adelisa Tabiadon in concerto

Con “Gli anniversari celebri”, in programma domenica prossima 19 maggio alle ore 17 alla Sala dei Teatini, si chiude la rassegna cameristica, ad ingresso gratuito, “Allegro con Brio”, organizzata dalla Fondazione Teatri di Piacenza in collaborazione con il Comune di Piacenza, Assessorato alla Cultura e il Conservatorio di Musica “Nicolini”. Protagoniste il soprano Adelisa Tabiadon e la pianista Patrizia Bernelich che proporranno brani di Poulenc, Wagner e Verdi.

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Il pomeriggio musicale sarà aperto dalla musica del compositore francese Francis Poulenc di cui si ascolteranno tre brani estratti da “Metamorphoses”, Reine des mouettes, C'est ainsi que tu es e Paganini, C. da Deux poèmes de Louis Aragon”, Violon e Fleures da Fiançailles pour rire” e per concludere Les chemins de l'amour (Valse chanthée) da “Léocadia”.

Quindi spazio al genio teutonico di Richard Wagner con l'ascolto di Eine Sonate für das Album von Frau, In das Album der Fürstin M., Albumblatt für Frau Betty Schott e Albumblatt für Ernst Benedikt Kietz.

A chiudere il concerto sarà invece Giuseppe Verdi con le sue celebri romanze Non t’accostare all’urna, In solitaria stanza, Ad una stella, Il tramonto, La zingara e Lo stornello.

Tornando ai brani per voce e pianoforte di Poulenc in programma domenica, questi appartengono ai cicli su testi di Louise de Vilmorin, celebre poetessa francese che Poulenc amò moltissimo, considerata al tempo «una contessa ungherese che pretende di essere una poetessa francese» (in realtà costei era francese di nascita ma sposata a un conte ungherese). Nel momento in cui Poulenc scrisse queste musiche (1943) cercò di tradurre in suoni la sua personale visione della poetessa che egli non sapeva se avrebbe rivisto perché imprigionata in Ungheria, durante il secondo conflitto mondiale.

Dal ciclo Deux poemes de Louis Aragon, il brano C si ispira al nome di un comune francese chiamato anche Les ponts de Cé, nei pressi di Tours. Questo luogo fu un campo di battaglia in occasione di molti conflitti, dalla battaglia di Tours del 732 alle battaglie della Guerra dei Cent'anni tra XIV e XV secolo. Tutto all'interno della composizione, pubblicata nel 1944, rimanda alla storia del luogo: dalla forma ad arco della prima frase (la forma del ponte) alla struttura ritmica dell'accompagnamento, che rimanda a una marcia bellica senza escludere un richiamo alle vicende contemporanee della Seconda Guerra Mondiale.

Il Valzer cantato Le Chemin de l'amour fu dedicato a una delle più famose cantanti  parigine di night club dell'epoca, Yvonne Printemps. Il testo fu scritto da Jean Anouilh, drammaturgo, regista teatrale e sceneggiatore francese, noto per le riscritture in chiave moderna di molti classici greci.

Passando ai brani wagneriani, la breve Romanza senza parole in Mi maggiore, caratterizzata dalla cantabilità lirica della linea melodica, è una pagina in cui si alternano stati d'animo contrastanti, mitigati da una spensieratezza giovanile di fondo che si afferma dolcemente nel finale lieto e speranzoso.

Decisamente più complessa e ricca è la Sonata in La bemolle maggiore scritta per Mathilde Wesendonck, una giovane signora ricca e graziosa, moglie di un commerciante di seta, che sembrava avere le carte intellettuali adatte al carattere cerebrale e idealizzante dell'erotismo di Wagner. Tra i due si instaura un rapporto di reciproca stima che si tramuta presto in ardente passione: nelle lettere di Wagner cominciano ad apparire svagate allusioni all'«eterno femminino che mi riempie di dolci illusioni e mi fa sentire deliziosi gli incanti della vita». Nel giugno del 1853, trascorso un anno dalla conoscenza di Mathilde, il compositore le dedica questa sonata per pianoforte, accompagnata dalla frase sibillina con cui le Norne si passano lo stame della vita nella prima scena del Crepuscolo degli Dei: «Sai tu cosa avverrà?».

In questa luminosa composizione in Do maggiore, il motivo discendente della mano destra e quello ascendente della mano sinistra sono variati e scambiati in un gioco melodico cantabile, che si apre poi a uno slancio lirico. La scrittura comincia a presentare i tratti distintivi della maturità wagneriana, con i cromatismi che conferiscono una tensione progressiva al pezzo (pur sempre di natura delicata e amabile) fino alla conclusione quasi paradisiaca, in cui la reiterazione del tema discendente mi-re-do sembra pronunciare le sillabe Met-ter-nich in ottava sempre più acuta, verso il cielo.

Infine la Pagina d'album in Mi bemolle maggiore del 1875, dedicata alla vedova dell'amico musicista ed editore Franz Schott, morto l’ anno prima, è certamente esempio di scrittura pianistica di un Wagner maturo: il tema enunciato in principio è conservato fino alla fine della composizione, presentato ogni volta sotto una nuova luce tonale, mentre l'andamento melodico delle parti è fortemente cromatico.

Infine, le romanze per voce e pianoforte di Giuseppe Verdi,  eseguite in questo appuntamento della rassegna cameristica Allegro con Brio, composte prevalentemente nella giovinezza, hanno come tematica dominante ancora l'amore; tuttavia il canto diviene sillabico, meno presenti sono acuti e fioriture, la melodia non regna incontrastata ma si confronta in modo dialogico con l'accompagnamento ad esaltare il pathos dei testi. È certamente innegabile il legame con il genere operistico, anche nella scrittura pianistica che tende in alcuni momenti ad approcciarsi mimicamente alla scrittura orchestrale.

Il programma prevede brani estratti da due raccolte di Sei romanze, rispettivamente pubblicate nel 1838 e nel 1845 e infine la romanza pubblicata nel 1869 (Stornello, Tu dici che non m'ami?) che nella semplicità poetica e nell’andamento melodico strofico, tipico dello stornello toscano, è una sorta di inno alla libertà amorosa.

Dalla raccolta del 1838, Non t'accostare all'urna (su versi di Jacopo Vittorelli, autore anche di In solitaria stanza) riprende il tema di un'arietta popolare veneta. Dal ciclo del 1845, A una stella e Il tramonto sono su versi di Andrea Maffei, il discepolo di Vincenzo Monti (poi traduttore dei Masnadieri dal dramma di Schiller), che insieme alla moglie Clara aprì dal 1834 le porte della propria casa milanese dando vita a un salotto  culturale frequentato da illustri letterati, pittori, musicisti e ambito luogo di visita da parte di viaggiatori stranieri.