"L' ultima volta che abbiamo ospitato qui un film che avrebbe partecipato al Festival di Cannes è stato in occasione della presentazione de La stanza del figlio. Qui venne Nanni Moretti e abbiamo portato bene perchè ha trionfato sulla Croisette".
"Allora giochiamo il Jolly" ha risposto spiritosamente Riccardo Scamarcio alle parole di Alberto Tagliafichi, titolare della sala di S. Nicolò, che ha concluso l' incontro di presentazione di "Miele", opera prima di Valeria Golino dietro la macchina da presa, prodotto da Buena Onda, Les Films des Tournelles in collaborazione con Rai Cinema, che sarà in concorso venerdì prossimo nella sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes 2013.
Scamarcio, Golino e Trinca hanno sgranato gli occhi nel vedere una sala grande come il Jolly e completamente piena, anche con tanta gente in piedi. Soddisfatto anche lo stesso Tagliafichi che ha introdotto gli ospiti.
L' attrice Valeria Golino, protagonista di Rain Man, con Dustin Hoffmann e Tom Cruise, è al suo esordio in un lungometraggio e, dopo aver esordito alla regia con il corto “Armandino e il MADRE”, si cimenta in un film dal tema impegnativo: l’ eutanasia.
Jasmine Trinca interpreta Irene, detta Miele, una giovane donna che aiuta a pagamento e illegalmente a morire. Cinquemila euro il suo compenso per un’ attività che prevede un viaggio in Messico per procurarsi i farmaci, per animali, con cui aiutare a morire gli umani.
Le sue certezze vengono stravolte quando a chiedere la morte non è né un anziano senza speranza di guarigione né un malato terminale ma l’ ingegner Grimaldi, un professore in pensione, sulla settantina, con una buona salute ma tanta voglia di morire.
Non è un depresso, né un aspirante suicida: l' ingegnere ha solo deciso che, per lui, la vita può finire così. “Perché bisogna essere per forza dei malati terminali per poter scegliere”? E’ questo l’interrogativo di Grimaldi con il quale inizia il film tratto dal libro “Vi perdono”, scritto da Mauro Covacich con lo pseudonimo Angela Dal Fabbro.
“Il film si doveva intitolare come il libro – ci spiega Riccardo Scamarcio – poi abbiamo deciso di cambiarne il titolo perché ci siamo resi conto che Vi perdono non fosse pertinente con il film e con un tema come quello del suicidio assistito, difficile da trattare ma che al tempo stesso incuriosisce. La pellicola è uno sguardo impietoso e complesso sulla vita di questa giovane donna”.