“Diffidenza iniziale, ovviamente, ma alla fine è stata una grande, grandissima fasta per tutti. Sono in tanti, qui, quelli che metterebbero la firma per avere una nuova adunata degli Alpini”. Bolzano non è Piacenza per un gran numero di ragioni, e questo è certo, ma è altrettanto certo che le dimensioni sono del tutto sovrapponibili: parliamo di due città di centomila abitanti, la prima che ha accolto l’anno scorso l’adunata nazionale degli alpini e la seconda che si appresta a farlo nei prossimi giorni. Abbiamo contattato Marcella Macaluso, dirigente del comune di Bolzano, per avere un’idea di come la città nel suo insieme abbia accolto un evento che, evidentemente, deve aver avuto le stesse problematiche organizzative e di impatto sociale che sta avendo e che avrà Piacenza a partire da giovedì pomeriggio, primo giorno di chiusura del centro (a partire dalle 17) in attesa di un’”orda” tutt’altro che barbarica, sia ben chiaro, ma certamente enorme: parliamo di oltre 400mila persone spalmate in meno di quattro giorni e su un territorio non certo metropolitano.
Piacenza si quadruplica, dunque. E la cosa può in effetti far paura. In questi giorni si parla quasi più dei disagi e delle difficoltà di spostamento piuttosto che della festa. Se si parla bene dell’Adunata si tende a citare l’aspetto economico: una tale massa di gente porterà milioni, si dice.
Ed è vero, ci mancherebbe, ma la dottoressa Macaluso del comune di Bolzano ci aiuta a rimettere sotto la giusta luce un evento che forse è temuto più del dovuto. L’indotto economico c’è, naturalmente, e lo conferma anche la dirigente comunale, ma l’aspetto più importante, quello per cui i bolzanini firmerebbero per ospitare di nuovo l’adunata è quello della festa: “Adulti, bambini, turisti.. Davvero tutti sono stati coinvolti, tutti si sono divertiti, tutti si sono lasciati trasportare dallo spirito inimitabile di queste persone davvero eccezionali”. Poi, certo, le vie toccate dalla manifestazione hanno anche fatto registrare ottimi affari per gli esercenti e i commercianti, ma “non per tutti e non in tutte le zone è stato così”. Quindi i sogni di incassi milionari conviene lasciarli da parte. “Sa cosa? Molti sono tornati qui per le loro vacanze, molti hanno apprezzato le nostre montagne, la nostra cucina, le nostre eccellenze e sono tornati”. Ecco il vero indotto, secondo Marcella Macaluso. E non c’è da dubitare che sarà così anche per Piacenza, visto che di eccellenze ne abbiamo da vendere, a partire da quelle enogastronomiche (notoriamente apprezzate dal popolo degli alpini) a quelle culturali, artistiche e paesaggistiche, spesso non molto conosciute