Ancora niente funerale per Kaur Baldwinder, la 27enne indiana strangolata dal marito e poi gettata in Po il 14 maggio dello scorso anno a Baselicaduce di Fiorenzuola. A un anno dal brutale omicidio, poi confessato da Kulbir Singh, 37 anni, anch'egli indiano e oggi rinchiuso nel carcere piacentino delle Novate, il corpo della giovane donna e mamma di una bimba di appena 6 anni resta a disposizione dell'autorità giudiziaria in attesa della perizia psichiatrica.
A chiederla, nel corso della scorsa udienza preliminare (26 aprile), erano stati gli avvocati Wally Salvagnini e Mauro Pontini difensori dell'imputato: rito abbreviato a condizione che Kulbir Singh venga sottoposto a una serie di esami psichiatrici che valutino le sue condizioni mentali sia odierne (con riferimento, quindi, alla capacità di stare in giudizio) sia all'epoca dei fatti (con riferimento alla capacità di intendere e di volere). Secondo la valutazione dello specialista Corrado Cappa, nominato dei difensori, l'imputato soffre di una forma di amnesia psicogena che potrebbe aver condizionato non poco l'episodio.
Perizia concessa dunque e oggi hanno giurato in aula i due consulenti tecnici nominati dal giudice Gianandrea Bussi ovvero Filippo Lombardi, psichiatra, e Laura Braga, psicologa. Il termine entro cui presentare i risultati è il 21 settembre mentre il 7 ottobre è fissata l'udienza nella quale verranno ascoltati e discussi i risultati stessi.
Quattro mesi, dunque. Di tanto è prorogata la concessione del nullaosta per la sepoltura della vittima, tanto auspicata da parte dei familiari della ragazza. «E' un peccato, ci speravano davvero molto» ha commentato a caldo l'avvocato Gianmarco Lupi, parte civile in rappresentanza dei genitori e dei fratelli di Kaur. «Pur non ritenendolo indispensabile – ha aggiunto il legale – il dottor Lombardi ha ritenuto opportuno mantenere la salma a disposizione finché non avrà concluso i suoi esami sull'imputato». Il rischio, benché remoto, in caso di tumulazione prima della fine della perizia è che potrebbe dover essere riesumata la salma qualora i risultati dei test e dei colloqui lo rendessero opportuno ai fini di valutare meglio le condizioni dell'imputato. Un rischio che si vuole evitare, anche perché comporterebbe complicazioni notevoli.
In aula oggi era presente il pm Antonio Colonna e l'avvocato Antonella Fiorani in rappresentanza del tutore del figlio della vittima, ovvero il Servizio sociale del Distretto di levante del l'Ausl la cui responsabile è Natalia Gallini.