Convocazione congiunta, oggi in Comune, di due commissioni consiliari: la numero 1 (“Organizzazione Istituzionale e Sviluppo Civile”) e la numero 3 (“Servizi Sociali”). Il tema è particolarmente caldo: unioni di fatto. In particolare si discute sulla proposta avanzata dal centrosinistra e dai grillini di istituire un registro delle coppie di fatto di cui ha parlato, in apertura di seduta, Giulia Piroli, presidente della commissione 3. «Un passo in avanti che dovrebbe compiere ogni società civile, in cui ormai le famiglie di fatto sono di gran lunga più numerose delle famiglie tradizionali basate sul matrimonio».
Appena dopo la preghiera della stessa Piroli a non parlare in termini ideologici, è intervenuto Tommaso Foti di Fratelli d'Italia. Particolarmente circostanziato il suo intervento, tutt'altro che morbido nei contenuti. Contenuti di assoluta contrarietà alla proposta del centrosinistra: «Lasciando da parte ogni impostazione di tipo religioso – ha detto – un'amministrazione deve preoccuparsi di mettere in campo atti amministrativi e non manifesti politici. Nel caso di specie l'eventuale approvazione di questo registro non provocherà alcun effetto amministrativo. Anzi, l'unico effetto che provocherebbe un registro di questo tipo sarebbe far pagare di più gli asili nido alle coppie di fatto». Morale, secondo Foti gli unici che avrebbero qualche interesse a iscriversi a questo registro sarebbero gli omosessuali, per ragioni tutto tranne che pratiche ma semmai di riconoscimento civile e sociale.
Marco Tassi (Pdl) è ancora più categorico: «Questo regolamento non può essere applicato – dice – I principi del nostro ordinamento lo impediscono nel modo più assoluto. Quindi? Di cosa stiamo parlando? Credo che questa riunione congiunta di due commissioni sia l'ennesimo sperpero di denaro pubblico».
Rino Curtoni (Pd) accoglie con favore la disponibilità del centrodestra a discutere del tema, «al di là dei toni» precisa. «Non siamo professori di diritto – aggiunge – e se la proposta può essere migliorata, ben vengano i miglioramenti». Curtoni è tra i primi firmatari della proposta di regolamento che definisce un passo in avanti per il riconoscimento effettivo di coppie che oggi non possono o non vogliono sposarsi in modo, per così dire, tradizionale. Si riferisce agli omosessuali ma anche agli eterosessuali.
Lucia Rocchi (Moderati), a sorpresa, parla della necessità di non votare subito un documento su un tema di tale rilevanza. «E' una materia delicata – dice – e alla luce delle osservazioni dei consiglieri di minoranza, in parte condivisibili dal mio punto di vista, credo che se ne debba parlare ancora».
Numerosi gli interventi che si sono poi succeduti. Tema particolarmente sentito, dunque, ma sul quale c'è ancora tanto da dire e sono necessarie riflessioni profonde.
E' il senso dell'intervento di Daniel Negri, capogruppo del Pd, che sembrava dunque più contrario che favorevole alla proposta così come formulata ad oggi. E va quindi contro la gran parte dei suoi compagni di partito. Negri, dicendosi d'accordo sulla necessità di riconoscere certi diritti soprattutto in tema di assistenza sanitaria, ritiene che con questo regolamento non si vadano a sanare le criticità. Mentre si è detto, di fatto e di principio, contrario alla volontà di voler omologare a tutti i costi «il rapporto di chi ha deciso di sposarsi e quindi di crescere i figli in un certo modo, con certi impegni, al rapporto di fatto più “debole”, meno impegnativo, di chi invece ha scelto la convivenza». E rincara la dose, Negri: «Oggi come oggi sono più discriminate le coppie sposate che quelle non sposate».
Morale, Pd diviso in consiglio comunale sul tema delle coppie di fatto. «Siamo un grande partito – ci ha detto il capogruppo, a margine della riunione di commissione – e all'interno di questo grande partito esistono sensibilità differenti. E temi come questo le fanno emergere. Il mio punto di vista è che non possano essere messe sullo stesso piano le persone che hanno fatto determinate scelte di impegno civile e personale con persone che queste scelte non le hanno fatte».