“L’abbiamo visto sparire nel fiume. Sottovalutata la potenza della piena”

“David ha sottovalutato i rischi, ha sottovalutato la potenza e la pericolosità del fiume in quel momento e ora non c’è più. L’abbiamo visto sparire inghiottito dall’acqua davanti ai nostri occhi”. Una tragedia immensa, frutto – pare di capire – di un eccesso di sicurezza da parte di un giovane forte ed esperto ma che oggi, purtroppo, non c’è più.

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La testimonianza di chi lo ha visto morire lascia senza fiato. E’ il racconto dei compagni di David Nyarwaya, 26 anni, afriacno del Rwanda di origini ma cremasco da una vita e ormai da anni appassionato – tragica ironia della sorte – di “sopravvivenza”. Era un istruttore esperto della Fisa Survival Academy di Ripalta Cremasca, realtà importante e quotata nel settore che aveva già organizzato numerosi corsi di vari livelli senza che mai si verificassero problemi.

Quella di ieri, sabato 27 aprile, era una giornata di “aggiornamento e perfezionamento per noi istruttori”, ci ha spiegato uno dei responsabili dell’accademia che proprio ieri sera si trovava sulla sponda opposta del Trebbia e ha assistito alla tragedia, ha visto morire il suo amico.

Non c’erano clienti, non c’erano allievi, dunque. Il gruppo partito sabato mattina dal Cremasco era formato da 6 istruttori e due ospiti esperti e la giornata era filata liscia nonostante le condizioni davvero critiche del tempo. Una giornata che volgeva al termine quando, nel tardo pomeriggio, David – che viveva a Crema e oltre a fare l’istruttore “survivor” lavorava come operaio in un’azienda della zona – ha deciso di raggiungere gli amici e colleghi istruttori in alta Valtrebbia a corso già inziato e già anche praticamente finito. Voleva partecipare alla fase finale, all’attraversamento.

Arrivato a San Salvatore ha individuato il gruppo che già si trovava in sicurezza sulla sponda sinistra del fiume (quindi la sponda opposta rispetto alla Statale 45); fiume  ingrossatosi improvvisamente per un’ondata di piena davvero potente. Ondata sulla quale varrà la pena fare qualche accertamento, come sottolinea l’avvocato piacentino Umberto Fantigrossi intervento in proposito su Piacenza24.com: “Bisognerà verificare se l'ondata di piena e' stata causata dallo scarico della diga del Brugneto, senza avviso”.

David voleva raggiungere i suoi compagni, dunque. “Non c’è mai riuscito – chiosa, a mezza bocca, uno degli istruttori – L’abbiamo solo visto in lontananza, mentre tentava di attraversare”. Ci ha provato quando forse sarebbe stato meglio evitare. E il Trebbia, che non perdona quando è in queste condizioni, l’ha inghiottito.

Nel frattempo gli otto istruttori che il povero 26enne avrebbe voluto raggiungere si erano già messi in sicurezza, e l’ha confermato anche il capitano Fabio Longhi, comandante dei carabinieri di Bobbio: “Erano in assoluta sicurezza grazie alle loro attrezzature” ha detto. Ed è un concetto che vogliono sottolineare con chiarezza gli stessi vertici della scuola di sopravvivenza di Ripalta Cremasca: “Si parla di salvataggio nei nostri confronti ma non è così – dicono – Senza nulla togliere ai soccorritori che ci hanno raggiunti, ma noi ci eravamo già salvati da soli. Eravamo completamente in sicurezza e il sentiero per rientrare l’abbiamo indicato noi a chi ci ha raggiunti”.

Rientrati sulla Statale gli otto “superstiti” della piena improvvisa sono andati in caserma a Bobbio e hanno raccontato i dettagli dell’episodio ai carabinieri quando ancora non si sapeva se David fosse vivo o morto. Le speranze, si sa, in questi casi sono davvero poche. E purtroppo anche questa volta è andata così.

Il corpo senza vita del giovane istruttore è stato trovato spiaggiato poco distante dalla Berlina di Bobbio, sulla riva sinistra che la sera prima ha tentato invano di raggiungere. A recuperarlo sono andati i pompieri con un gommone: operazione complicata e non senza rischi, visto che anche oggi il Trebbia fa paura. Ora la salma è stata trasportata alla camera mortuaria di Piacenza a disposizione dei magistrati che dovranno poi leggere le relazioni dei carabinieri prima di chiudere formalmente il caso. Un caso che purtroppo si va a sommare ai già tanti che vedono il fiume più bello della provincia di Piacenza e uno dei più belli d’Italia trasformarsi in assassino quando viene preso sotto gamba.