Anziana si spezza il femore per difendere il suo chihuahua da un pitbull

Quando sei al parco con il tuo minuscolo chihuahua e vedi trottare nella tua direzione un pitbull adulto – 40 chili di muscoli e denti – a tutta velocità, una punta di terrore è quantomeno giustificabile. Ed è più o meno in questi termini l’esperienza raccontata da una signora piacentina di 76 anni finita all’ospedale con un femore spezzato, a suo dire, per difendere il suo cagnolino dalla furia del molosso. Nessuna furia, ha però da sempre ribattuto la proprietaria del cane, una piacentina di 29 anni: l’animale stava solo correndo e giocando nel prato.

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Versioni opposte e che dal 2008 non riescono a trovare una composizione definitiva. Nemmeno i giudici sono d’accordo, anzi.

La vicenda giudiziaria prende le mosse nel pomeriggio del 27 luglio 2008. L’anziana è seduta su una delle panchine a lato del vialetto che si trova sotto le mura del Facsal e al suo fianco c’è il suo fedele chihuahua. Pochi secondi di concitazione e la donna si trova a terra con una gamba spezzata. Ambulanza, pronto soccorso, forze dell’ordine e poi denuncia penale nei confronti della 29enne piacentina accusata di lesioni personali come conseguenza dell’omessa custodia del suo pitbull.

La storia finisce davanti al giudice di pace Giampiero Armano; da una parte c’è l’anziana signora difesa dall’avvocato Lorenza Dordoni, dall’altra la giovane proprietaria del pitbull difesa dall’avvocato Francesca Beoni. Tutte donne. Siamo nel 2010, la parte lesa sta meglio ma chiede di essere risarcita perché non c’è dubbio – dice – che la frattura del suo femore sia stata provocata dall’aggressione del molosso. Non è vero, sostiene la proprietaria di quest’ultimo: il cane non ha aggredito nessuno e non ha azzannato nessun altro animale. Morale: il giudice assolve la ragazza perché – dice – non è provato al di là di ogni ragionevole dubbio il nesso di causalità tra la corsa del pitbull e la lesione subìta dalla 76enne.

Non è finita qui. La sentenza del giudice Armano fa infuriare i magistrati e la Procura generale fa ricorso in Cassazione chiedendone l’annullamento. Richiesta accolta: i giudice romani annullano la sentenza di assoluzione della ragazza e rimandano gli atti ancora di fronte al giudice di pace di Piacenza. Questa mattina, martedì 23 aprile, la prima udienza del nuovo processo di fronte al giudice Stefano Cilli che, dopo aver ascoltato le parti, ha rinviato al 16 luglio.