La rivisitazione del brano ha poi attraversato diversi ambiti, da quello musicale a quello televisivo: Billy Idoll’ha inserito nel suo Greatest Hits del 2001 e la band alternative Smash Mouth l’ha riproposto nell’albumMagic di quest’anno; la sitcom americana Victorious, nella sua terza stagione, ne ha prodotto una cover per fare la parodia di The Breakfast Club. E questi sono solo alcuni esempi.
La band, tuttavia e paradossalmente, sembrò glissare la cosa e invece di riproporre il brano come cavallo di battaglia finì, almeno inizialmente, per affrancarsene. Nel disco successivo, Once Upon a Time, primo album senza il supporto di Forbes, il brano non compare. Tornerà soltanto nel primo album registrato dai Simple Mind per la Virgin Records: Glittering Prize del 1992.
Storia della band: La rivoluzione punk che colpì prima l’America, poi il resto del mondo come un uragano, dalla fine degli anni ’60 fino alla sua massima espressione nella seconda metà dei ’70, andò a creare un particolare mix con l’avvento della disco music, quindi dell’elettronica. Post-punk e new wave: una commistione che scaturì dalla necessità di rinvigorire un genere, il punk, che stava lentamente avviandosi al declino.
Gruppi come i Simple Minds contribuirono a tenere viva la flebile fiammella, inondandola di influenze elettroniche da gruppi come Neu! e Kraftwerk, della scena del kraturock, nel segno di un pop rock raffinato, da classifica.
Non a caso, la band scozzese, capitanata dal cantante Jim Kerr e dal chitarrista Charlie Burchill, nell’arco di quasi 40 anni di storia ha venduto oltre 40 milioni di dischi.
Nel 1979 esordirono con Life In A Day, un album che fungeva da esempio della succitata commistione, con evidenti tracce del “Duca Bianco” David Bowie, a cui si deve, peraltro, il nome del gruppo.
Nella storia della musica recente, il secondo album di una band è spesso quello decisivo, la fatidica seconda chance. I Simple Minds rappresentano tuttavia un’eccezione e se il primo album entrò in classifica, i due successivi fallirono nell’impresa, pur continuando a fornire un apporto di qualità alla scena. Fu solo con il doppio album Sons and Fascination/Sister Feelings Call che raggiunsero le prime posizioni nelle chartbritanniche.
Di fatto, l’album del 1981 era in realtà l’accorpamento di due differenti release, testimonianza di una fertile creatività.
Tuttavia, fu il quinto album ad introdurli nell’Olimpo della musica rock, nonché della “nuova ondata” punk, ora più rarefatta e mescolata al pop: New Gold Dream (81, 82, 83, 84) era un concentrato di singoli di successo, che permisero alla band di ottenere un successo stratosferico, una fama destinata a replicarsi e ad ispessirsi con il successivo Sparkle In The Rain, album che presenta la prima realizzazione di Don’t You Forget About Me, ironicamente il primo brano a non essere creato dai membri della band.
Come spesso accade nelle grandi famiglie, giunse infine un punto di rottura. Dopo l’abbandono di Forbes, arrivò anche quello del tastierista Alan McNeil, che tanto aveva influenzato il songwriting dei Simple Minds fino a quel momento. Nei dischi successivi, la morbidezza delle tastiere viene rimpiazzata dall’incisività delle chitarre. Purtroppo, però non altrettanto incisiva fu la qualità artistica degli ultimi lavori.
Album come Néapolis e Good News From The Next World, segnarono infatti un declino definitivo, suggellato peraltro dalla dipartita da Virgin Records in favore di etichette minori.
I Simple Minds restano, insieme a U2 e Peter Gabriel, una delle formazioni maggiormente impegnate dal punto di vista politico, avendo suonato diversi concerti negli anni 80′ in favore della liberazione di Nelson Mandela e della causa di Amnesty International. Esemplare è il Conspiracy Of Hope Tour, un festival pensato appositamente per il supporto alla causa umanitaria.
Per questa settimana è tutto, ma Mariano tornerà ancora una volta a stupirci fra sette giorni esatti!