Il carcere delle Novate sotto la lente di ingrandimento della commissione

Dopo la riunione dello scorso 17 gennaio, con l’ intervento, proprio in Commissione, del Garante per i diritti dei detenuti, Alberto Gromi, e in seguito all’ incontro con la Direttrice delle Novate, Caterina Zurlo, prosegue l’ impegno dell’ Amministrazione Comunale che punta la lente d’ ingrandimento sulle condizioni di vita dei detenuti ma anche di coloro i quali lavorano nella struttura.

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In prima linea ci sono gli agenti di polizia penitenziaria che devono far fronte a carenze di organico e a detenuti “incattiviti” dalle condizioni disumane in cui si trovano. Una situazione condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’ Uomo di Strasburgo che ha puntato l’ indice sul sovraffollamento delle carceri italiane in generale, con 47 mila posti disponibili ma 65 mila reclusi, ed in particolare su quelle di Piacenza e Busto Arsizio che vantano il poco onorevole primato di essere le carceri peggiori d’ Italia.

Alle Novate, ad esempio, la struttura, risalente agli anni ’70, sarebbe omologata per contenere poco più di 360 persone ma il numero dei reclusi ha in passato sfiorato le 400 unità.

Si continua, dunque, nel percorso intrapreso dal Comune per migliorare la condizione di un carcere fatiscente, in cui si riscontrano infiltrazioni d’ acqua, con celle umide che non rispettano le condizioni di spazio minime per ospitare un detenuto.

Si stima che ogni carcerato abbia a disposizione meno di sette metri quadrati. Se poi a questo si somma la mancanza di acqua calda, le infiltrazioni di cui parlavamo prima e il degrado degli spazi in cui operano gli agenti di custodia ecco che il cerchio si chiude.

Le guardie carcerarie si proclamano parte offesa dalla sentenza della Corte di Strasburgo, come ha affermato ai nostri microfoni il delegato OSAPP (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria), Giovanni Marro, il quale ha ringraziato per l’ impegno sia il Garante Gromi che il Comune che si sta impegnando a trovare soluzioni ai diversi problemi.

Noi continuiamo a denunciare la situazione e la precarietà delle condizioni igienico-sanitarie, afferma Gennaro Narducci di UGL Polizia Penitenziaria. Il carcere è parte integrante della città e anche gli enti loocali devono contribuire al miglioramento della situazione e perchè una vita dignitosa per i detenuti e per chi opera all’ interno delle carceri fa parte di una società civile.

A settembre dovrebbe essere aperto un nuovo padiglione ma le organizzazioni sindacali degli agenti di polizia penitenziaria, affermano che occorre di pari passo procedere a una radicale ristrutturazione di quello vecchio, in modo tale da non avere discrepanze tra agenti che lavorano meglio e chi invece è costretto a operare in condizioni di vetustà. Resta poi tristemente attuale la carenza di organico che, stando alle ultime stime, vedrebbe un agente ogni due detenuti.