Lunedì 8 aprile alle 20.30 si chiude la prima rappresentazione della “trilogia popolare” dedicata a Giuseppe Verdi e ospitata dal teatro Municipale di Piacenza: una tre giorni che andrà in replica a partire da martedì e che ha già visto sfilare sulle assi del palcoscenico cittadino le vicende di Rigoletto e del Trovatore. L’ultimo appuntamento è con “Traviata”: in questo caso la regia di Cristina Mazzavillani Muti ha inserito l’elemento-chiave del riflesso. La scena in cui si consuma l’appassionato e drammatico amore di Violetta e Alfredo è dominato da grandi specchi che amplificano e moltiplicano i gesti e i sentimenti dei personaggi. Ne abbiamo parlato con il baritono veronese Simone Piazzola, nei panni di Germònt, un personaggio che gli ha regalato grandi soddisfazioni.
“E’ una Traviata molto bella, la signora Muti è riuscita a creare degli effetti luce con degli specchi, e sono molto belli. I movimenti scenici sono molto tradizionali, non c’è niente di stravolto. Gli specchi danno un tocco di moderno che il pubblico apprezzerà senz’altro. Noi giochiamo sulle ombre, sui chiaroscuri, non siamo mai completamente illuminati come succede tradizionalmente. Cerchiamo continuamente la luce.”
Tecnicamente come si deve affrontare il suo personaggio, Germont?
“Per cantare bene il ruolo di Germont è necessaria una linea di canto molto morbida, di un fraseggio incisivo ma nobile, una voce corposa, maschia. Germont è autoritario, un borghese che va dritto da Violetta nel secondo atto a imporre il suo volere. Verso la fine riesce a capire d’aver sbagliato, ma è troppo tardi… E’ davvero un ruolo che mi ha dato molte soddisfazioni: l’ho cantato ad Hong Kong, al Maggio Musicale Fiorentino, al San Carlo di Napoli, a Shangai. Praticamente in tutti i teatri, sia in Italia che all’estero.”
Alcuni spettatori dei due precedenti spettacoli hanno sollevato perplessità sulla presenza dei microfoni utilizzati in scena: a loro ha risposto la regista Cristina Mazzavillani: «È una scelta registica funzionale a una spazializzazione dei suoni. Abbiamo utilizzato le tecnologie e in questo caso l’elettroacustica non certo per amplificare i suoni. E’ stato fatto per la spazializzazione, ossia per dare una precisa posizione nello spazio sonoro: è una scelta registica specifica che fra l’altro accomuna Rigoletto, Trovatore e La Traviata».
A darne una spiegazione più dettagliata è anche Alvise Vidolin, che per la trilogia popolare del Ravenna Festival ha curato proprio il sound design: «È possibile variare nel tempo la posizione dei suoni simulando, in questo caso, un vero e proprio percorso spaziale con velocità e accelerazioni diverse» si legge nelle note da lui compilate e dedicate appunto alla spazializzazione dei suoni, «oltre a ciò va evidenziato il fatto che si possono simulare veri e propri spazi virtuali grazie ai quali si trasforma l’acustica del teatro in cui avviene l’esecuzione, ottenendo così degli ambienti sonori di dimensioni e caratteristiche particolari. Del resto la musica è artificio e come tale richiede di poter trasformare a piacimento gli elementi che la compongono e quindi anche lo spazio deve essere manipolabile: esso è diventato la quarta dimensione della musica».
Per info e biglietti è possibile rivolgersi alla biglietteria del Teatro Municipale di Piacenza in via Verdi 41 al numero di telefono 0523.492251 o al fax 0523.320365 o all’indirizzo mail biglietteria@teatripiacenza.it.