Cristian Camisa 39 anni imprenditore piacentino amministratore delegato di TTA, centro servizi per il taglio e commercio di acciai con sede a Piacenza, Laurea in Economia e Commercio è stato nominato presidente di Confapi Industria Emilia Romagna, l’ente regionale della piccola e media industria che conta a livello nazionale circa centomila aziende e due milioni di lavoratori. Camisa è stato nominato durante la giunta di Presidenza a Roma all’unanimità. Per due mandati Vice Presidente dei Giovani di Confindustria Piacenza e del consiglio senior, dal 2010 ha aderito a Confapi Piacenza diventandone Presidente nel 2012.
Camisa, come pensa di affrontare il nuovo ruolo nel momento più buio per l’economia del Paese?
Sono consapevole della responsabilità derivante da un ruolo così importante, ma anche orgoglioso di poter dare un contributo. Il buon lavoro fatto dalla nostra associazione a livello territoriale ci ha permesso di arrivare a svolgere un ruolo di primo piano a livello regionale. Solo in Emilia Romagna il nostro contratto è applicato da 113.384 lavoratori. L’associazione deve dare risposte ad ognuna di queste persone e alle aziende che li rappresentano. L’associazione come era intesa 20 anni fa è ormai sorpassata. Molto spesso critichiamo l’immobilismo della politica, ma anche il mondo dell’associazionismo ha perso la sua spinta propulsiva. Lotterò, come sto facendo a Piacenza, perché l’associazione sia giovane, dinamica, possa dare risposte ai bisogni dei nostri imprenditori, contribuire a creare cultura d’impresa ed opportunità.
Qual è la prima cosa che farà in qualità di Presidente regionale?
Ho chiesto un incontro al Presidente Errani. Reputo importante rimarcare l’importanza della piccola e media industria e la necessità che partecipi a tutti i tavoli che via via si costituiranno per essere parte attiva e propositiva. Abbiamo grande entusiasmo e sentiamo la responsabilità di rappresentare al meglio le nostre aziende e il tessuto delle PMI in genere che è il vero motore dell’economia italiana.
Quali progetti per il territorio regionale vorrebbe realizzare?
Come prima cosa vorrei estendere il progetto delle Reti d’impresa nato per combattere il nanismo delle nostre imprese a tutto il territorio regionale. Ieri essere piccolo era bello oggi è molto spesso problematico. La logica delle Reti d’impresa è creare una filiera e presentarsi a potenziali clienti o a nuovi mercati come un unico interlocutore pur mantenendo la propria autonomia a livello societario. A Piacenza ne abbiamo già create due: “Pomorete” la rete della filiera del pomodoro che raggruppa aziende che fanno macchine per il pomodoro, piantine, concimi, trasformazione e distribuzione. Pensi che a livello regionale rappresentiamo il 23% della trasformazione complessiva e “Biochimics” che coinvolge una decina di aziende del chimico farmaceutico. A breve saranno operative due nuove Reti. Secondariamente, vorrei cercare di dare una risposta, per quanto difficile e nei limiti di quanto può fare un’associazione, al problema dell’accesso al credito delle PMI. E’ il momento non solo di lamentarsi (giustamente) per il continuo restringimento del credito ma trovare nuovi strumenti. Come associazione vogliamo esplorare il problema a 360°: daremo consulenze ai nostri associati per capire come il sistema bancario ci giudica cercando di migliorare, qualora l’azienda non abbia personale dedicato, la gestione dei flussi finanziari ed economici. Sono poi dell’idea che si debba arrivare alla creazione strumenti alternativi quali ad esempio i Fondi di Private Equity, focalizzati e finalizzati alle dimensioni delle aziende che rappresentiamo.
Confapi a livello regionale sta vivendo un momento difficile, da dove pensa di ripartire?
Abbiamo subito in questi anni un’opera legittima di annessione di parte di Confidustria in alcuni territori provinciali. Lavorerò da subito per una ricostituzione della rappresentanza delle PMI dove abbiamo aziende ma non sezioni provinciali. Reputo che gli interessi degli imprenditori della piccola e media industria siano differenti da quelli della grande industria. Il contratto nazionale dei metalmeccanici che stiamo discutendo con CGIL CISL e UIL e nel quale vogliamo che ci sia non più la ripartizione tra aziende fino a 15 dipendenti e oltre ma una terza soglia, quella tra 15 e 50 dipendenti ne è un esempio. Dobbiamo fare in modo di dare la possibilità a quegli imprenditori che vogliano assumere di poterlo fare senza aver il timore di finire in un sistema rigido e non adatto per le PMI. Anche in questa fase così difficile, tanti imprenditori che sono sulla soglia dei 15 dipendenti e potrebbero farlo non assumono. La possibilità poi di avere una contrattazione di secondo livello ci permetterà di cercare di creare modelli che sempre più si avvicinino alle esigenze delle nostre aziende.
Cosa ne pensa dell’accordo sottoscritto da Confapi con BVMW l’Associazione delle piccole e medie industrie tedesche e l’adesione a CEAPME la Confederazione della piccola e media industria europea?
E’ un grande merito da attribuire interamente al nostro Presidente nazionale Casasco. BVMW è l’associazione delle piccole e medie imprese tedesche e rappresenta circa 300.000 aziende, CEAPME , che è l’acronimo di “Confédération Européenne des Association del Petites e Moyennes Entreprises”, rappresenta l’organizzazione europea delle piccole e medie imprese. Si tratta di un’organizzazione con sede a Bruxelles che tutela gli interessi e le attività di circa 2 milioni di Pmi in Europa, promuovendo la cooperazione tra le associazioni che la compongono. Questi accordi ci permetteranno di avere un respiro internazionale e confrontarci quotidianamente con i nostri partner europei, sia nello scambio di informazioni che di opportunità che possano dare valore e prospettive internazionali alle nostre PMI.
Un’ultima domanda, veniamo a Piacenza. Cosa ne pensa di questa guerra di potere che si è consumata per la guida della Fondazione?
Sono rimasto amareggiato e stupito da queste divisioni e soprattutto da come si sono alzati i toni. Auguro a Scaravaggi un buon lavoro convinto che saprà fare il bene dell’intero territorio. Lo vado ripetendo da alcuni mesi: in una situazione così difficile occorre mettere da parte gli interessi di parte e lavorare tutti assieme a comuni obiettivi per rendere più forte il nostro territorio.