Il settore dell’edilizia è sempre più a picco e anche il Piacentino non fa eccezione. Il territorio, scosso da fallimenti eclatanti come quelli di Atlantis a Sariano di Gropparello (navi di lusso) e Malo di Borgonovo (maglieria di qualità), si dimentica di una serie di vertenze “minori” ma che stanno intaccando il tessuto industriale locale. Così abbiamo deciso di fare il punto sulle questioni più a rischio.
Se sulla Rdb di Pontenure non ci sono novità, dopo la firma dell’accordo per i 700 lavoratori in tutta Italia e 100 sono piacentini, che permetterà di usufruire della mobilità (è comunque in amministrazione straordinaria e i commissari sono in cerca di liquidità), sono numerose le altre questioni aperte. Abbiamo fatto il punto con Roberto Varani di Filca Cisl.
La Canova di Alseno. Interessa circa 60 dipendenti, 34 dei quali hanno trovato occupazione nella Nuova società aperta dopo il fallimento, che non versa comunque in buone condizioni. L’udienza fallimentare si è tenuta il 6 marzo ed è stata rinviata al 22 maggio, per il contenzioso aperto dai sindacati per 3 dipendenti, che vanterebbero crediti più alti di quelli previsti dall’azienda. Due concordati sono andati a vuoto e ora si attendono solo le motivazioni del tribunale. La “Nuova Canova”, che si occupa di prefabbricati, ha proseguito l’attività ma in questo periodo ha già chiesto la cassa integrazione ordinaria per i suoi lavoratori.
La Mde di via Toscana ha un percorso inizialmente simile alla Canova ma pare aver trovato una via d’uscita. Mentre la prima è fallita, per salvare i posti di lavoro e ripartire una nuova compagine sociale si è costituita e ha deciso di creare una diversa società. Specializzata nell’impiantistica, questa ditta ha aperto una procedura di concordato, che si dovrebbe concludere entro il mese di maggio. Si attende il voto dei creditori. Nella nuova società sono comunque stati immessi capitali freschi, che hanno permesso la riassunzione di tutti i dipendeti (17) ed è previsto l’arrivo di altri fino a 20 unità. La vecchia Mde, sostanzialmente, aveva patito la fine degli incentivi del governo per gli impianti fotovoltaici, a fronte di una chiusura del credito da parte delle banche. Ora, con l’investimento fatto, la nuova dirigenza ha puntato sul know-how sviluppato negli anni per uscire dalla precedente impasse e dare continuità alla realtà imprenditoriale.
Messa decisamente peggio la Milano costruzioni. La società lombarda, con 40 dipendenti nel Piacentini, ha lasciato a casa la metà di loro. Ora in liquidazione, la società di movimento terra Si trova agli sgoccioli per il secondo concordato, previsto il 6 luglio dopo che il primo è andato male. La ditta, che aveva in passato avuto problemi con l’Agenzia delle Entrate, era partita con una quarantina di dipendenti e ora ne sono rimasti 23. Anche per loro le cose non stanno andando a gonfie vele. E’ stata infatti aperta la procedura di mobilità, quindi volontaria, che arriverà al 4 giugno. Il 5 sarà ultimo giorno utile per trovare un accordo.
Infine si è risolta per il meglio la crisi della Indacoo. Per risolvere la pessima situazione nella quale navigava è stata utilizzata una nuova forma di concordato in continuità. In pratica Indacoo, che ha circa 70 dipendenti, ha deciso di liquidare i creditori nell’arco di più anni, riuscendo a soddisfare tutti al 100%. La cassa integrazione è ancora aperta ma dipende dal fatto che la società si appoggia ad altre cooperative, anch’esse in difficoltà nei pagamenti. La situazione pare comunque in via di miglioramento, dopo l’ok dei creditori al concordato e tre nuovi ingressi nel consiglio direttivo.