“Stranieri razzisti con altri stranieri, piccoli gruppi di violenti che stanno distruggendo in poche mosse il lavoro lungo e certosino che tutti noi abbiamo iniziato a fare ormai da tempo insieme a tante persone di buona volontà”.E’ durissimo il commento di Bernardo Carli, eclettico ed eccentrico ex preside del liceo artistico Cassinari, oggi intellettuale impegnato in prima linea nella complicata battaglia dell’integrazione in uno dei quartieri da questo punto di vista più problematici di Piacenza, ovvero via Roma e dintorni.
E proprio con l’associazione “Via Roma Città Aperta”, di cui è membro anche il poeta Maurizio Bottigelli insieme a un folto gruppo di immigrati volenterosi e desiderosi di far parte a pieno titolo della comunità piacentina, si sta concretizzando una serie di iniziative il cui obiettivo è proprio questo: “Includere gli immigrati, garantire loro diritti e possibilità – spiega Carli – ma al tempo stesso nel pieno rispetto delle regole”. “E qui – aggiunge – si va ben oltre il non rispetto delle regole di convivenza civile, qui si parla di reati”.
Il riferimento è agli episodi che nelle scorse ore hanno riportato via Roma su una ribalta già più volte calcata negli ultimi anni: la ribalta dei fatti di cronaca, delle risse, delle sprangate, delle bastonate; quasi sempre tra stranieri di diverse etnie, che in alcuni casi sembrano odiarsi sul serio, ben più di quanto il più arrabbiato e intollerante degli italiani sembri in grado di mal sopportare uno straniero, quantomeno in questa fase storica. In altre parole, episodi del genere sembrano rivelare il germe di un razzismo diverso da quello di cui siamo abituati a leggere, ovvero quello del Paese che ospita ed è spesso spaventato dalla novità rappresentata da chi viene ospitato; con episodi del genere pare si sia di fronte al germe di un razzismo tra etnie: magrebini contri slavi, sudamericani contro africani e via dicendo.
Piccoli gruppi, sia chiaro, ma che purtroppo rischiano di devastare il lavoro di comunità ben più vaste e naturalmente pacifiche; una devastazione che avviene “tradendo le loro stesse origini”, come dice decisamente seccato Bernardo Carli. Il quale nei giorni scorsi, senza pensarci troppo, si è recato di persona in uno degli esercizi commerciali di fronte ai quali spesso hanno origine episodi violenti e ha consegnato a mano una lettera ai gestori e ai presenti: “Noi non possiamo aiutarvi se tra voi c’è chi si comporta in questo modo. Se andate avanti così non vi aiuteremo più”.
Ed è davvero forte come presa di posizione, considerato che arriva da chi si sta spendendo moltissimo per l’integrazione e lo sta facendo soprattutto dalla parte degli stranieri. Basti pensare alle numerose iniziative portate avanti dall’associazione e da Carli in prima persona, dalla questione dei profughi del Ferrhotel alla recentissima iniziativa di organizzare un pranzo di Pasqua in strada, in via Tibini, per “i bisognosi del nostro quartiere”; e non solo stranieri, ci tiene a precisare l’ex preside: “Grazie alla collaborazione di tante associazioni, Caritas e Legambiente comprese, offriremo un pasto a chi è in difficoltà, dai pensionati ai disoccupati, in modo da fare sentire anche loro a casa almeno per Pasqua”.
Iniziative che richiedono impegno e tempo ma che rischiano di essere spazzate via, di passare in secondo piano per colpa di trenta secondi di scazzottate, sprangate, bottigliate. “Questa mattina ci siamo trovati e abbiamo detto basta, è troppo – afferma Carli con forza – Abbiamo deciso di dare il nostro contributo alle forze dell’ordine affinché queste situazioni vengano sanzionate nel modo più duro. Non può esserci integrazione senza il rispetto delle regole”.