Il silenzio della maggioranza sull’esito del voto in Fondazione (che sta provocando notevoli fibrillazioni nel centrosinistra) è stato rotto soltanto dall’intervento di Paolo Garetti (Sveglia): “Una bella frittata state facendo – ha detto Garetti rivolto alla maggioranza e all’esecutivo – il non schierarsi del Comune è stato clamoroso. L’esecutivo si assuma le sue responsabilità”. E da Massimo Polledri (Lega Nord) l’invito al sindaco Paolo Dosi “a diventare più protagonista. Sulla Fondazione lo invito a un’azione, magari concordata con la Provincia, per ottenere maggiore unità tra la politica e la società civile. Su alcuni temi servono azioni politiche più incisive”. “Non dire nulla sulla Fondazione potrebbe sembrare atto di menefreghismo maldestro – ha aggiunto Tommaso Foti (FdI) – la Fondazione ha un rapporto stretto con Comune e Provincia. L’esito uscito fa discutere e anche temere. Sarebbe stata cosa buona trovare una terza via, una terza candidatura che potesse evitare quanto accaduto. Il problema di fondo è cosa fare oggi per ricomporre una frattura tra gli enti e le associazioni che hanno tenuto posizioni diverse. Deve far riflettere il carattere predominante che assume la componente di Vigevano. Questa vicenda mi ricorda quando il Consiglio discusse sulla scelta della Cassa di risparmio di Piacenza, tra un matrimonio con la Cassa di Parma o con Carisbo. La politica si orientò verso il matrimonio con Parma. I fatti dimostrano che ci hanno portato ad un impoverimento visto che oggi la Cassa è di Parma. Non vorrei che la Fondazione avesse preso un’altra strada. Mi auguro che dopo la stagione delle discussioni sui nomi, se ne faccia una sull’attuale situazione. Vorrei una volta per tutte chiarezza sui conti. L’indirizzo sul voto di bilancio sarà importante. Il primo interessato ad avere una Fondazione che funzioni dovrebbe essere il Comune”. Rivolto al sindaco, Foti ha parlato addirittura di giunta ombra (composta da Roberto Reggi, Marco Elefanti e Annamaria Fellegara) e di presunti ritrovi al ristorante Carrozza per decidere le sorti della Fondazione. “Prima di votarlo, i rappresentanti del Comune vengano in aula a riferire quanto conoscono del bilancio dell’ente”. Garetti (che ha anche evidenziato l’insuccesso del bando Gap rivolto agli artisti piacentini) si è detto poi preoccupato dei “mal di pancia” che albergano in maggioranza sul Psc (leggi Giovanni Castagnetti e Andrea Tagliaferri). “È un problema di responsabilità grossa”. Sempre nelle comunicazioni si è poi parlato delle nuove modifiche alla Ztl. Critico Andrea Gabbiani (5stelle): “Non bastava il degrado in cui è lasciato il centro storico, ora anche l’aumento delle tariffe dei parcheggi. Presto si assisterà a un nuovo fuggì fuggi di commercianti e residenti”. “Scelte negative” è stato il commento tranchant di Marco Tassi (Pdl). Mentre Andrea Paparo (Pdl), dopo aver ricordato l’elezione di Papa Francesco (“una nomina importante sia per i credenti sia per i non credenti”), ha ribadito il concetto già espresso qualche giorno fa anche sul nostro sito: “Il centro storico è un tema che va affrontato in modo più complessivo. Nell’incertezza non si può sempre “picchiare” sulla gente”. Dal movimento 5 stelle critiche anche sul percorso di attivazione del cantiere di piazza Cittadella. “Non certo un percorso partecipato” ha detto Barabara Tarquini. Christian Fiazza (Pd) ha annunciato una mozione del Pd su Iren per semplificare la governance, per prevedere un capo dipartimento della multiutility a Piacenza e una rimodulazione delle remunerazioni per dirigenti e dipendenti (che vengano decise dall’assemblea dei soci e non dal cda). “Lo stabile dell’ex mercato ortofrutticolo di via Colombo come alloggio per i profughi”. È la proposta lanciata da Carlo Pallavicini (Prc) in sede di comunicazioni in Consiglio comunale. E poi è andata in scena una nuova puntata della lite tra Michele Bricchi (Pd) e Mirta Quagliaroli (5 Stelle). Il democratico ha invitato il capogruppo dei grillini a moderare i toni (vi sarebbe stato nei giorni scorsi un litigio tra Tarquini e Lucia Rocchi) ed evitare il linguaggio del “vaffa cui siete abituati”. Giulia Piroli (Pd) ha ricordato la figura di Teresa Mattei, la donna scomparsa qualche giorno fa che affidò alle mimose il simbolo della festa della donna.