Antibiotico-resistenza: sì alla sicurezza, no a regole vessatorie

L’intera filiera zootecnica si è messa a disposizione del Ministero della Salute inviando una lettera congiunta agli uffici competenti per mettere a punto strategie per contrastare l’antibiotico-resistenza. “La lettera invita il Ministero della Salute invita a far partecipi della futura strategia di contrasto al fenomeno dell’antibiotico-resistenza le organizzazioni di categoria, con la propria conoscenza e professionalità – spiega Giovanna Parmigiani, l’allevatrice Vicepresidente di Confagricoltura Piacenza e Presidente Nazionale della Sezione di Prodotto Carni Suine di Confagricoltura -. Ciò che preoccupa gli allevatori è che si ripercorra l’iter, vissuto più volte nell’attuazione delle diverse direttive europee declinate, sul piano nazionale e regionale, in modo estremamente restrittivo, tanto da dover poi mettere in campo correttive per renderle attuabili. Senza fare polemiche, vengono certamente in mente alcuni passaggi sulle indicazioni circa il benessere animale relative ai materiali manipolabili che devono essere a disposizione degli animali in allevamento. Sicuramente – prosegue Parmigiani – lo sviluppo di antibiotico-resistenze non è un problema da sottovalutare e gli allevatori ne sono consapevoli, per questo, il dialogo con le Istituzioni risulta essenziale al fine di attuare le sinergie di filiera necessarie”. Gli orientamenti degli ultimi anni della politica comunitaria, in relazione alla problematica, stanno mettendo in campo diverse azioni di comunicazione e restrizione dell’utilizzo degli antibiotici sia in campo umano che in campo zootecnico. Il documento, inviato lo scorso 18 febbraio, è stato siglato da AIA, ANAS, UNAITALIA, ASSALZOO, CONFAGRICOLTURA, FNOVI, ANMVI e AISA che si sono riunite per discutere un’azione comune mettendo a disposizione le proprie conoscenze e professionalità per supportare la futura strategia di contrasto a tale fenomeno. Obiettivo congiunto è l’ulteriore razionalizzazione dell’uso dei farmaci e al contempo, la preservazione dell’attività di allevamento zootecnico da un aggravio di costi, controlli ed azioni eccessivamente restrittivi da parte dell’Amministrazione pubblica che potrebbero avere gravi ripercussioni economiche e mettere in difficoltà il comparto produttivo. “Il mondo allevatoriale – conclude Parmigiani – sostiene costi produttivi elevati per assicurare il benessere animale e garantire la produzione di alimenti salubri. Anche su questo fronte, è necessario definire un protocollo d’intervento, declinato per ciascuna tipologia di allevamento, che riconosca e certifichi il corretto utilizzo degli antibiotici proprio come strumento per garantire la salubrità delle produzioni. Piani d’azione eccessivamente restrittivi rischiano di verificarsi come un boomerang sul settore zootecnico. La produzione nazionale è già deficitaria rispetto ai nostri fabbisogni. Dandoci degli obiettivi irraggiungibili si rischia di portare il sistema al collasso con il risultato pratico, oltre che della chiusura degli allevamenti, che aumenti l’import, magari proprio da Paesi che hanno meno controlli e conseguentemente, minori costi di produzione”.

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