“E’ vero, ho riaperto io il conto delle tute blu ma non è mai stato toccato un soldo dei lavoratori. Le somme presenti erano i compensi per la mia attività di consulente a 360 gradi della Lpr di Luciano Arici”. Ha parlato per la prima volta in udienza, ieri, Gianni Salerno, ex segretario della Cisl di Piacenza sotto processo con l’accusa di appropriazione indebita: si parla di movimenti su un conto cointestato alle tre sigle sindacali dei metalmeccanici (Fim-Fiom-Uilm) per oltre 200mila euro. Salerno, dimessosi quattro anni fa dopo l’esplosione dello scandalo, non aveva ancora parlato di fronte al giudice Elena Stoppini che presiede il processo a suo carico. L’ha fatto ieri, dunque, entrando nel dettaglio del rapporto con l’imprenditore bresciano Luciano Arici, titolare non solo dell’Lpr ma di varie società e di locali di intrattenimento piacentini; un rapporto che andava al di là del lavoro, ha spiegato Salerno: andava addirittura alle udienze dei figli e in azienda era considerato un factotum. Alla domanda del pm Antonio Colonna sul perché, dunque, avesse utilizzato quel conto e non un suo conto personale la risposta è stata chiara: “Le mie consulenze per l’imprenditore Arici potevano non essere viste molto bene rispetto alla mia attività di sindacalista e quel conto era un modo per tenerle nascoste”.
Sono stati sentiti molti altri testimoni. Tra questi anche Marina Molinari, attuale segretario della Cisl piacentina. Le domande del pm Antonio Colonna sono state dettagliate per sapere se, in base alle verifiche fatte dall’organizzazione sindacale, ci fossero stati ammanchi di fondi dei lavoratori. “Non sono mai mancati” ha risposto Molinari, che ha poi spiegato che “altri soldi di cui abbiamo saputo dai media, sono soldi che confluivano su un conto impropriamente intestato Fiom, Fim e Uilm, di cui non eravamo a conoscenza, e non erano soldi di lavoratori ma, probabilmente, di altri soggetti”.
Molinari ha poi precisato che “il sindacato è finanziato solo da denaro che i lavoratori decidono di darci con la firma della delega di iscrizione”, anche perché “il sindacato non può ricevere denaro di imprenditori o associazioni di imprenditori. Denaro messo impropriamente su un conto intestato a organizzazioni sindacali, ma non proveniente dalla busta paga dei lavoratori, non ci appartiene e non intendiamo recriminare. Anche perché, come dice lo statuto, ci trasformerebbe in sindacato di comodo”.
L’inchiesta, condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Piacenza, ha sotto la lente d’ingrandimento un conto corrente che Salerno e l’allora collega della Cgil, Paolo Botti (archiviato) avrebbero aperto nel 2003 quando svolgevano attività sindacale nei metalmeccanici. Secondo gli inquirenti era un conto parallelo a quello della Flm, su cui avrebbero fatto confluire denaro di alcune deleghe degli iscritti. I soldi, sempre secondo l’accusa, non sarebbero serviti per l’attività del sindacato, ma per spese personali, ragion per cui si sarebbe configurato il reato di appropriazione indebita aggravata. Il movimento di denaro scoperto è di 267mila euro. All’ex segretario Cisl viene contestata la cifra di 147mila euro, in quanto somme accertate in precedenza sono coperte da prescrizione.
Da segnalare inoltre la rinuncia dell’avvocato Sandro Miglioli come difensore di Salerno: potrebbe essere chiamato come testimone perché a suo tempo chiamato a difendere alcuni lavoratori in qualche modo legati alla vicenda. A difendere l’imputato resta dunque l’avvocato Cosimo Pricolo.