«Filosa sembrava un tipo che poteva creare problemi all’azienda. E pagavamo»

Ennesima “puntata” della vicenda processuale che vede alla sbarra degli imputati Alfonso Filosa, ex direttore dell’Ufficio provinciale del lavoro di Piacenza, accusato di concussione per aver chiesto e ricevuto pagamenti in cambio di informazioni sui controlli e le ispezioni in aziende.

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Di fronte al collegio presieduto da Italo Ghitti (Maurizio Boselli ed Elena Stoppini come giudici “a latere”) sono sfilati come testimoni i vertici della Enersys, società con sede a Villanova d’Arda, e di Arredorama, negozio di arredamento di Cortemaggiore, per rispondere alle domande del pm Antonio Colonna, delle parti civili e della difesa su alcune operazioni oggetto del processo, in particolare su una serie di fatture che la Enersys ha pagato ad Arredorama per acquisti natalizi fatti da Filosa. Operazioni documentate dalla fine degli anni ’90 al 2004. Il sospetto della procura, sulla base delle indagini svolte dai carabinieri del Nucleo investigativo è che l’azienda di Villanova si prestasse a pagare le fatture per gli acquisti privati di Filosa al fine di «non avere problemi», come è in effetti emerso anche nell’udienza di oggi. La difesa rappresentata dagli avvocati Luigi Alibrandi e Benedetto Ricciardi sostiene invece che i pagamenti a Filosa siano sempre stati per consulenze eseguite e, in alcuni casi presi in esame oggi, gli stessi legali mettono in dubbio che gli acquisti fossero stati fatti da Filosa.

“A un certo punto sono andato a controllare nella contabilità e in effetti c’erano varie fatture che la società aveva pagato a Filosa dal 1999 al 2004 per ragioni che non capivo. Morale, abbiamo deciso di interrompere il pagamento”. Lo ha detto Alberto Bonini, consigliere delegato della Enersys rispondendo alle domande del pm Colonna. Il quale ha poi proseguito con l’interrogatorio chiedendo al teste se avesse mai sottoscritto contratti con Filosa o con società a lui riconducibili che giustificassero il pagamento di eventuali consulenze. La risposta di Bonini è stata secca: «No, mai».

La palla è quindi passata alla difesa. L’avvocato Alibrandi ha preso in esame un episodio riportato negli atti processuali ovvero il contatto tra Bonini e Filosa. In esame è stata presa la frase che Filosa avrebbe detto al testimone appena dopo che quest’ultimo gli aveva comunicato la decisione di sospendere i pagamenti: «E’ sicuro di quello che sta facendo?» Una domanda che Bonini ha interpretato come vagamente minacciosa, ma non tanto per eventuali toni o altri atteggiamenti di contorno, ma solo per la domanda in sè. L’avvocato Alibrandi ha quindi chiesto se i problemi di voce di Filosa (ricordiamo che ha subito un intervento alle corde vocali e da anni parla con difficoltà) possono aver in qualche modo inciso sull’impressione che ha avuto. Ma il testimone ha risposto, scusandosi per l’eventuale indelicatezza, che la voce di Filosa erano l’ultimo dei suoi problemi in quel momento..

E’ poi toccato a Roberto Gamba, ex amministratore di Enersys oggi in pensione, testimoniare sui fatti in questione. Ha esordito, come da procedura, la pubblica accusa: «Era consuetudine per la vostra azienda fare regali?». Gamba: «Qualche bottiglia e qualche panettone a Natale sì». Bottiglie e panettoni, dunque, ma niente di più; perlomeno alla gran parte dei soggetti con cui la Enersys aveva a che fare, tranne che Filosa. Colonna ha incalzato il testimone chiedendo come l’avesse conosciuto, se avesse mai visto le fatture di Arredorama, se fosse a conoscenza della merce che veniva acquistata e dove andasse. Il quadro ne è emerso lascia poco spazio ai dubbi. In sintesi: Alfonso Filosa era stato presentato a Roberto Gamba dal suo predecessore il quale, come poi Gamba, ha sempre autorizzato i pagamenti di fatture di varo importo (ma tutte dai 14 milioni di vecchie lire ai successivi 7mila euro, a volte 8mila, in un caso anche 10mila) per acquisti che Filosa faceva nel periodo natalizio.

Perché pagavate? E’ la domanda che ha fatto Colonna, semplice e diretta ma la cui risposta – un po’ difficoltosa – ha poi dato il senso a tutta la testimonianza. «Sapevamo che il dottor Filosa aveva chiesto di pagare Arredorama» ha detto il testimone. Colonna: «Ma chi aveva chiesto di pagare queste fatture? Chi sceglieva la merce? La merce veniva portata alla società?». E ancora «Perché la Enersys pagava queste fatture?». Gamba: «Perché lo chiedeva Filosa».
A questo punto è intervenuto il presidente del collegio, il giudice Italo Ghitti: «Se io vengo da lei e le chiedo di pagare delle fatture, lei che fa?». Il testimone: «Pagavamo perché pensavamo che altrimenti in qualche modo il dottor Filosa potesse crearci dei problemi». E ancora il giudice Ghitti: «Da dove nasceva questo pensiero? Qualcuno vi ha detto che potevate avere problemi se non aveste pagato». Il testimone Gamba: «No, nessuno, era una nostra idea visto il ruolo che rivestiva. Anche il mio predecessore lo faceva. Era una specie di tradizione»

L’ultimo testimone ascoltato nella mattinata di udienza è stato Mauro Bersani, titolare del negozio Arredorama di Cortemaggiore, oggi solo specializzato in complementi di arredo ma anni fa anche in articoli da regalo. Anche in questo caso ha iniziato il pm mostrando alcune fatture per l’acquisto di vasi, statue e altri articoli acquistati tra il 2000 e il 2004 per diverse migliaia di euro. Fatture regolarmente pagate da Enersys ad Arredorama, come ha confermato lo stesso Bersani. E alla domanda su chi avesse scelto la merce, il testimone ha risposto di aver visto sempre e solo Filosa: «Era lui che veniva a scegliere gli articoli sotto Natale e diceva che le fatture sarebbero poi state pagate da una società, la cosa avveniva e noi, naturalmente, non abbiamo mai fatto domande».
La difesa, nel controinterrogatorio, ha poi posto all’attenzione (e depositato) alcuni documenti di trasporto dai quali non è chiaro se la merce fosse stata ritirata da Filosa o fosse stata portata alla Enersys. Come a dire che quella merce che risultava pagata dall’azienda avrebbe anche potuto finire all’azienda e non a Filosa.