Parla Bersani: «Abbiamo perso vincendo. Ora non abbandono la nave»

Pier Luigi Bersani fa autocritica parlando con i giornalisti all’Acquario Romano. Ma al tempo stesso spiega di non essere in grado di fare una campagna elettorale fatta di promesse e inganni. “Ho letto tonnellate, camionate di senno di poi, puo’ essere che ho fatto una campagna troppo soft, soprattutto la dove il disagio e piu’ forte, penso al dato del Mezzogiorno che e’ impressionante, e dove il messaggio di semplificazione e arrivato”.
Poi il leader del largo del Nazareno aggiunge: “Io penso al giorno dopo, c’e’ da governare e quelle ricette spese in campagna elettorale nella prospettiva non sono la soluzione in coscienza non me la sono sentita e non me la sento di coltivare degli inganni, puo’ darsi ci sia costato qualcosa ma io sono capace di fare solo questo mestiere”.

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Sulla rimonta del Pdl: «Il Pdl da solo aveva il 38% la volta scorsa. Ora ha il 22%. Rimonta, ok, ma non esageriamo. Comunque va ribadito quello che ho sempre detto: la destra esiste in questo Paese».

«E’ necessario che ognuno si prenda le sue responsabilità» dice Bersani. e sulle intese? «Vedremo tema per tema. Certo se uno mi dice fuori dall’Europa, si dà la risposta da solo: è impensabile. Vogliamo ribaltare lo schema: prima si discute su quello che c’è da fare per il Paese».

Che tipo di goverso sarà? Come lo definirebbe? «Un governo di combattimento, un governo forte. Questa politica non va bene. Bisogna aprire un libro importante anche in Europa. Come lo chiamerei? Un governo delle camionette, con pochi punti chiari, che si ponga obiettivi chiari. Sulla durata non ne ho idea, ovviamente».

Se ci fosse stato Renzi avreste fatto risultati diversi? «Io più che fare le primarie non so cosa devo fare».

Ha pensato a dimettersi? «Io non sono uno che abbandona la nave. Posso starci da capitano come da mozzo ma non abbandono. Poi certo quando il mandato scade, scade»

Su Grillo: «Finora hanno detto tutti a casa. Ora ci sono anche loro e dicano quello che vogliono fare per il loro paese».

«Abbiamo vinto le elezioni ma non siamo in grado di governare. Ed è questa la ragione della nostra delusione. In un paese normale questo non sarebbe avvenuto ma con una legge elettorale del genere la situazione oggi, qui, è questa». Inizia così l’intervento di Pierluigi Bersani all’Acquario di Roma nella sua prima conferenza stampa dopo il voto del 24 e 25 febbraio.

E prosegue: «C’è un’enorme novità con la quale dovremo fare i conti. Due gli elementi che hanno pesato; il primo è la crisi, la più grave dalla guerra, la disoccupazione giovanile al diapason; e ricette su questa crisi, targate solo austerità. L’altra ragione è il riufiuto della politica così come si è presentata in questi anni. Una politica apparsa moralmente non credibile». 

«Per noi si tratta di prendere atto con umiltà di quello che è accaduto ribadendo la volontà di essere utili al nostro paese. Siamo comunque una coalizione maggioritaria alla Camera, maggioritaria per i voti al Senato, anche una maggioranza relativa dei seggi; abbiamo questa responsabilità, va detto». «Il bicchiere va letto dai due lati. Non è che noi siamo il problema; noi siamo stati un punto di tenuta. Se non avessimo fatto quello che abbiamo fatto, la situazione sarebbe ancora peggiore. Ora però sappiamo che la prima parola tocca a noi, perché senza vincere siamo arrivati primi. Il Parlamento è largamente cambiato non solo nelle componenti politiche ma nei suoi protagonisti; noi stessi abbiamo dato un enorme impulso a questo cambiamento. La situazione è nuova. Ci prenderemo le nostre responsabilità e sentiamo come prima responsabilità verso il paese quella di essere portatori efficaci di una proposta di cambiamento, come e più di quello che abbiamo promesso in campagna elettorale; perché quello che abbiamo detto fin qui non bastata. Niente dipolomazie con questo o con quello; questa cosa non corrisponde alle esigenze del paese. Noi proporremo alcuni punti fondamentali di cambiamento su riforma delle istituzioni, riforma della politica (nuova legge sui partiti), moralità, difesa dei ceti esposti alla crisi, impegno per una nuova politica europea per il lavoro. No dunque a discorsi a tavolino sulle alleanze».

C’è attesa spasmodica nello splendido salone dell’Acquario di Roma, in piazza Manfredo Fanti. Attesa per la prima conferenza stampa del leader Pd Pierluigi Bersani di fronte a una platea di giornalisti arrivati da ogni parte d’Italia e anche dall’estero. Ci siamo anche noi di Radio Sound e Piacenza24.com. L’attesa è spasmodica, si diceva, alla luce della situazione post-elettorale, ovvero ingovernabilità praticamente certa a meno di ipotizzere intese davvero larghe, forse troppo. Sono in molti, qui a Roma, a ipotizzare le dimissioni del segretario democratico, anche se realisticamente appare davvero difficile che Bersani possa fare un passo del genere. E sono in questo senso – nel senso delle non dimissioni del segretario – le voci che arrivano dalla riunione attualmente in fase conclusiva nella sede romana del partito.