“Non è stata una Carnevalata ma una minaccia”. A parlare è Cosetta D’Isola, che a Bobbio gestisce insieme al marito Stefano Bernardi da un paio di anni il piccolo cinema monosala. E lo ha detto riferendosi alla bara funebre, che alcuni ragazzi hanno lasciato davanti alla porta della casa dell’attore Gianni Schicchi, dopo che aveva avallato le loro segnalazioni sull’inciviltà che avevano registrato dopo il Carnevale di Bobbio dello scorso 10 febbraio.
LA BARA E LE MINACCE – Tutto è nato a seguito della lettera, che Bernardi aveva inviato al quotidiano Libertà e che è stata pubblica nella sezione Diritto di parola. “Più che per lo sporco rimasto era sul senso civico. Durante quei giorni si concede di buttare a terra di tutto, persino le bombolette spray, volevamo chiedere se ci fossero state delle deroghe” – ha spiegato D’Isola – e invece ci hanno contestato che non andava neppure scritta”. L’attacco a lei e al marito, così come a Schicchi (da sempre impegnato con il regista Marco Bellocchio nei suoi film e nella realizzazione del Bobbio Film Festival) si è tradotto prima in insulti sulle loro pagine Facebook da parte di alcuni concittadini, e in seguito con la “bara di Carnevale” lasciata davanti alla porta del noto attore. “Con la bara hanno superato i limiti, è stata una minaccia, perché ci sono state anche grida sotto casa sua come “smettila di difenderli” oppure “siete gentaglia, ritornatevene a Milano”.
Da qui la reazione di D’Isola per difendere il marito e l’attore ma, soprattutto, le loro idee sul senso civico: “Ben venga il carnevale ma il problema era diverso. La mamma può chiedere al bambino, anche se c’è un gioco in corso, di raccogliere le bombolette – e ha poi tenuto a precisare – aizzare il branco è pericoloso, sono meccanismi complessi, ci si sente autorizzati a tutto e bisogna saperli fermare. Non era uno scherzo, devono chiedere scusa come collettività, arginando questi comportamenti come momento educativo”.
LA DENUNCIA DI SCHICCHI – Anche l’attore, dal canto suo, non sembra aver preso la bravata come uno scherzo di Carnevale: “Si è portata questa vicenda all’esasperazione senza nessun motivo grave. Ho dato ragione alla lettera, che scriveva quello che avevano visto. Cioè l’incuria dopo la festa a Bobbio che, tra l’altro, c’è ancora adesso” ha spiegato ai microfoni di Radio Sound. E ha annunciato di aver fatto denuncia: “La cassa è stata sequestrata dai carabinieri e ho fatto denuncia”. Ora i militari pare che abbiano già iniziato a convocare alcuni ragazzi del paese per sapere come sono andate le cose e, eventualmente, perseguirli. “Non la ritiro, anche se voglio bene a questi ragazzi – ha chiarito Schicchi, che ci è rimasto molto male per la bara lasciata davanti a casa – servirà come insegnamento, ci vuole una punizione. Non me lo merito, dopo tutto quello che ho fatto per Bobbio”.
DIRITTO DI PAROLA– Nella lettera, che di seguito pubblichiamo integralmente, la segnalazione dell’incuria dopo il Carnevale di Bobbio.
Egregio direttore,
il regolamento sul decoro cittadino di una qualsiasi città (in questo specifico caso
Bobbio, la perla della Valtrebbia) ha una scadenza temporale? E’ da applicare a fasce
orarie? L’inquinamento acustico per lo meno è passeggero. Qualcuno ha diritto a
derogare dal buon senso civico di non gettare rifiuti per strada, guidare potenzialmente
ubriaco, condurre mezzi in equilibrio instabile (a velocità ridotta fortunatamente) con
sponde precarie, bambini a bordo saltellanti ecc. con bombole del gas e fornelli accesi
per vie del centro sbrecciando muri e intonaci, già aggrediti da schiume e stelle filanti
adesive?
Questo è quello che succede per il centro di Bobbio nei giorni di Carnevale abitualmente.
E’ educativo il rispetto a singhiozzo delle regole cittadine? Non ho visto mamme o
genitori invitare i figli a raccogliere i barattoli, i contenitori di coriandoli vuoti, il
bicchierino
di plastica “scivolati inavvertitamente” dalle manine sante dei loro pargoli…
E’ così anche all’estero? In Svizzera solo per restare vicino è consentita tale pratica,
senza citare l’odiata Germania? Oppure chiedono un deposito cautelativo come si fa per
i cortei a Milano o (mi risulta) con book fotografico dei graffiti prima e dopo il passaggio
del corteo di manifestanti onde evitare di scaricare sulla collettività i costi conseguenti di
riparazione.
Vogliamo civilizzare questo popolo? O, pur di non dare fastidio agli elettori futuri,
glissiamo e poi mandiamo i mezzi a ripulire subito dopo (nel caso specifico il tutto
coperto poi da un candido manto di neve). Anche se i pallini dei coriandoli solo la
pioggia riesce a portarli via. Ma perché li devo pagare anch’io che faccio addirittura la
differenziata tutto l’anno, non solo episodicamente visto il 20% di raccolta che
raggiunge il comune in cui abito.
Non dimentico l’orrendo episodio dei Pink Floyd a Venezia del 15 luglio 1989 nel bacino
di San Marco. E mi trattengo dagli eccessi non volendo sembrare troppo polemico. Vorrei
capire, solo il solo che ne soffre le conseguenze, agli altri va tutto bene così. Siamo
fermi ancora al panem et circense di romana memoria!
Stefano Bernardi