Debutta sul podio del Teatro Municipale di Piacenza Ton Koopman, tra i più celebri esperti della prassi musicale barocca, che si esibisce domenica 10 febbraio alle ore 20,30 nell’ambito della Stagione Concertistica 2012/2013 della Fondazione Teatri.
Koopman si presenterà nella doppia veste di direttore e clavicembalista dirigendo la terza serie della Tafelmusik di Georg Philipp Telemann e duetterà con la moglie Tini Mathot nel Concerto per due clavicembali e orchestra di Carl Philipp Emanuel Bach. Il programma è completato dalla Sinfonia n.40 di Wolfgang Amadeus Mozar.
Tra la fine del XVI e la metà del XVIII secolo in Europa e specialmente in Germania si diffonde la consuetudine di accompagnare banchetti con brani musicali: il termine Tafelmusik (Musica da tavola) sta proprio ad indicare un intrattenimento musicale organizzato intorno a una tavola imbandita. Con George Philipp Telemann (Magdeburgo 1681, Amburgo 1767), compositore molto prolifico ed iperattivo, avviene la codificazione di questo genere. Rispetto alla musica per i banchetti in voga in quel periodo, la Tafelmusik è superiore sia per lunghezza che per la qualità della partitura. L’opera è composta da tre serie di brani, ciascuna delle quali viene definita Produzione. Ogni serie è un menù completo: con una Suite-ouverture, un Quartetto, un Concerto, un Trio, un Solo strumentale ed una Conclusione. Quanto allo specifico musicale, oltre all’ innegabile finezza degli stili francese e italiano, va notato il carattere di intrattenimento di queste composizioni, pensate per entrare nelle orecchie di chi ascolta senza richiedere una concentrazione specifica.
I generi più rappresentativi per lo sviluppo della musica strumentale nel Settecento sono indubbiamente il concerto e la sinfonia. Se il concerto solistico all’inizio del secolo aveva dato impulsi importanti al genere della sinfonia, sarà quest’ultima a diventare ancor più innovativa intorno al 1750. Ma è con l’avvento di un nuovo modo di sentire la musica, legato ad un sentimento più puro, semplice, personale, con contrasti emotivi, che questi generi evolveranno “dal di dentro”. Carl Philipp Emanuel Bach, nella sua produzione risente di questo cambiamento e lo disegna attivamente. Il Concerto per due cembali, composto nel 1740 a Berlino quando il figlio di J. S. Bach era appena entrato al servizio di Federico II, si attiene all’esempio vivaldiano a tre tempi, ma sorprende per il linguaggio musicale avanzato.
Le ultime tre Sinfonie (K. 543, K. 550, K. 551) di Mozart costituiscono una sorta di testamento spirituale del genere Sinfonia che, pur caratterizzate da specifiche peculiarità sembrano costituire un unico grande affresco creativo. Esse nacquero infatti tutte nel giro di pochi mesi estivi del 1788 (in realtà 45 giorni, dal 26 giugno al 10 agosto), uno dei periodi più tormentati dell’esistenza del compositore. In questa triade, alla Sinfonia n.40 in sol minore K. 550 spetterebbe dunque la funzione di Sinfonia notturna, o romantica. Il tono inquieto e colori umbratili sono ascrivibili ad una catalogazione affettiva preromantica rispecchiata anche nell’organico comprendente oboi, fagotti e quattro corni. Un esempio è proprio il tema iniziale dell’Allegro molto: poche note carezzevoli sostenute dai soli archi in piano che innescano una sorta di dialettica del conflitto dove in seguito il primo tema assurge a Leitmotiv ostinato di tutto il movimento, specie nello sviluppo, quando frammenti dello stesso vengono passati nelle diverse sezioni e gli archi acquistano forte impulso ritmico e dinamico.
L’attacco dell’Andante in mi bemolle maggiore presenta un classico “sipario” degli archi in cui i fiati si pongono in dialogo tra le sezioni mentre il Minuetto con la sua drammaticità sembra anticipare quelle atmosfere romantiche che ritroveremo in Beethoven e che qui appaiono trattenute, quasi nascoste. Il musicologo tedesco Alfred Einstein descrivendo gli svolgimenti armonici della sinfonia usa queste parole: “sono come dei tuffi negli abissi dell’anima, simbolizzati in modulazioni tanto audaci che i contemporanei di Mozart non devono essere stati in grado di seguirli e tanto sublimi che soltanto Mozart stesso poté riportarli su di un livello terreno”.