Il prossimo appuntamento delle Domeniche a Palazzo Farnese che avrà luogo domenica 27 gennaio 2013 alle 16 e 30 si aprirà con la presentazione di Nicola Montenz “Il violinista di Dio” e si chiuderà con lo spettacolo “La vita in un barattolo”, in occasione della giornata della memoria. Lo spettacolo vuole ricordare due donne eccezionali quali Irena Sendler e Alma Rosè che, in vesti diverse, hanno svolto una funzione essenziale nel contesto dei campi di prigionia nazisti.
Irena Sendler nacque in una famiglia polacca. Pur essendo di confessione cattolica la ragazza sperimentò fin dall’adolescenza una profonda vicinanza ed empatia con il mondo ebraico. Nel 1942 entrò nella resistenza polacca e il movimento clandestino di cui faceva parte la Sendler, la Żegota, la incaricò delle operazioni di salvataggio dei bambini ebrei del Ghetto: ottenne un permesso speciale per entrarvi e durante queste visite, portò sui vestiti una Stella di Davide come segno di solidarietà con il popolo ebraico. Riuscì ad organizzare la fuga dei bambini dal Ghetto dentro ambulanze o altri veicoli. In altre circostanze, la donna si spacciò per un tecnico di condutture idrauliche: entrata nel ghetto con un furgone, riusciva a portarne fuori alcuni neonati nascondendoli nel fondo di una cassa per attrezzi, o in un sacco di juta. Fuori dal Ghetto, la Sendler forniva ai bambini dei falsi documenti con nomi cristiani e li affidava a famiglie oppure in alcuni conventi cattolici. Nel 1943 venne arrestata dalla Gestapo: fu sottoposta a pesanti torture, ma non rivelò il proprio segreto. Condannata a morte, venne salvata dalla rete della resistenza polacca, che riuscì a corrompere i soldati tedeschi. Terminata la guerra, i nomi dei bambini salvati vennero consegnati ad un Comitato Ebraico, che riuscì a rintracciarne circa 2.000. Morta nel 2008, è stata insignita di diverse onorificenze e candidata per il Nobel alla Pace.
Alma Rosé, nata nel 1906 fu una celebre violinista austriaca, nipote del compositore Gustav Mahler. Fuggita in Svizzera, fu intercettata dalla Gestapo che la arrestò e la fece deportare, nel luglio 1943, ad Auschwitz-Birkenau. Nel campo diresse l’orchestra Mädchenorchester von Auschwitz, composta da prigionieri: l’orchestra aveva il compito di intrattenere le SS e, in taluni casi, di suonare all’inizio o alla fine della giornata di lavoro. Le sue doti di musicista furono molto apprezzate e, in qualità di direttore d’orchestra, ottenne alcuni privilegi grazie ai quali riuscì a garantire cure mediche ai membri dell’orchestra e a preservarli da un destino di morte. Alma Rosè morì ad Auschwitz nel 1944 a causa di un’intossicazione alimentare.
PROGRAMMA
Sala VII Ore 16.30
“La violinista di Dio”
Ne parla Nicola Montenz
Cappella Ducale ore 17.30
“La vita in un barattolo”
“Ogni bambino salvato con il mio aiuto è la giustificazione della mia esistenza “