Il dramma del carcere, un altro detenuto tenta il suicidio a Piacenza

Un detenuto italiano di 48 anni ha tentato il suicidio ieri nel carcere di Piacenza. Lo ha reso noto il sindacato di polizia penitenziaria Sappe, spiegando che l’uomo, approfittando dell’assenza del compagno di cella che si trovava nella saletta della socialità, insieme agli altri compagni di detenzione, dopo aver fatto un rudimentale cappio con dei lacci che ha legato all’armadietto del bagno ci ha infilato la testa e si è lanciato in avanti. Solo grazie al pronto intervento di un agente della polizia penitenziaria, in servizio nella sezione detentiva, è stato evitato il peggio.
L’uomo era rientrato a Piacenza dopo aver trascorso 40 giorni all’ospedale psichiatrico.

Radio Sound

“Grande professionalità e attenzione da parte della polizia penitenziaria nell’espletamento dei propri compiti ma purtroppo – afferma il segretario generale aggiunto del Sappe, Giovanni Battista Durante – nulla cambia all’interno delle carceri, dove continuano i tentativi di suicidio, i suicidi, le aggressioni e tutti quegli eventi critici che aggravano ancora di più il lavoro degli agenti, lasciati da soli a fronteggiare un’emergenza ormai cronica, da vero e proprio bollettino di guerra. Ogni anno sono più di mille i detenuti che vengono salvati dalla polizia penitenziaria, nonostante le gravi difficoltà operative, derivanti dal sovraffollamento e dalla carenza di organico”.

Mancano, infatti, 7.500 appartenenti al Corpo a livello nazionale, 650 in Emilia Romagna e circa 200 a Bologna.

Per quanto riguarda il sovraffollamento, i detenuti sono circa 20mila in più, per un totale di circa 66mila e 500, a fronte di una capienza di 44mila e 500 posti. “Sarebbe stato molto utile – commenta Durante – approvare il disegno di legge presentato dal ministro Severino sulla messa alla prova e la detenzione domiciliare per le condanne fino a quattro anni di reclusione”.

RISARCIMENTI AI DETENUTI: Lo scorso 8 gennaio la Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo (Cedu) aveva condannato l’Italia per il sovraffollamento delle carceri, dando un anno di tempo per individuare soluzioni idonee a risolvere una situazione – spiegava la sentenza – diventata ormai cronica e strutturale.

Il caso prende le mosse dai ricorsi presentati da sette detenuti, tre dei quali rinchiusi nel carcere di Piacenza e quattro in quello di Busto Arsizio, in celle originariamente pensate per un detenuto e ora utilizzate per tre persone, con il risultato che ogni detenuto ha a disposizione 3 metri quadrati.
Uno spazio troppo angusto, che ha fatto scattare la violazione e la decisione della Corte di Strasburgo, che ha riconosciuto ai sette detenuti un risarcimento complessivo di circa 100 mila euro per danni morali.
Flavia Urciuoli è difensore di Afrim Sela di nazionalità albanese. Gli altri sei detenuti sono Fermo-Mino Torreggiani, Bazoumana Bamba, Raoul Riccacardo Biondi, Tarcisio Ghisoni, Mohamed El Haili, Radouanne Hajjoubi. 

Sui problemi del carcere di Piacenza s’è espresso Brunello Buonocore, operatore Asp Piacenza, interpellato da Radio Sound.

“Il sovraffollamento è sicuramente un problema – lo è stato di più qualche mese fa – il problema vero è che ci sono pochissime esperienze alternative. Per moltissime ragioni, le persone sono ancora rinchiuse per 21 o 22 ore della giornata. Quindi bisogna dare senso al tempo che si trascorre all’interno del carcere. E’ il problema principale connesso con difficoltà lavorative, difficoltà di trovare attività. Queste cose poi vengono peggiorate dal sovraffollamento. Credo che si debba puntare sulle misure alternative, sulle possibilità di fare davvero un trattamento, altrimenti le persone si incattiviscono e basta.”