Plaudiamo al percorso intrapreso dai sindaci verso una nuova gestione del SII da parte di un soggetto pubblico, ma non possiamo non sottolineare che se questa possibilita’ fosse stata presa in considerazione subito dopo l’esito del referendum, discutendo in modo partecipato (come più volte richiesto dal Comitato) su come applicare la normativa residua divenuta subito legge , oggi saremmo più vicini a una soluzione del problema.
Si sarebbe potuto intervenire perchè dopo il referendum non vi è stato alcun “vuoto normativo” come si vuol far credere (si veda la sentenza della Cassazione 26/2011 che afferma, come ripetiamo, che la normativa era immediatamente applicabile).
Su Libertà di ieri il prof. Elefanti sostiene che noi stessi ammettiamo che questo presunto vuoto sarebbe stato colmato dalla recente delibera dell’AEEG. Noi affermiamo invece che con tale delibera, che riteniamo illegittima e incostituzionale (contestata anche da Federconsumatori, Codacons ecc.), non è stato colmato alcun vuoto, ma è stata ripristinata la possibilità di fare profitti sull’acqua, cancellando l’esito referendario.
Il 28 dicembre 2012 l’Autorità per l’ Energia Elettrica e il Gas (AEEG) ha approvato il nuovo metodo tariffario transitorio 2012/ 2013 per il Servizio Idrico Integrato reintroducendo nei fatti la remunerazione del capitale investito abrogata dal referendum 2011.
L’ Authority , infatti, garantisce ai gestori la copertura tramite tariffa di una percentuale standard del capitale investito cambiando semplicemente la denominazione in ” costo della risorsa finanziaria”. Rispetto al nuovo metodo tariffario evidenziamo altre criticità:
-è illeggittimo che i nuovi piani d’ambito vengano revisionati in base alle nuove tariffe.
-è illeggittima la costituzione di un fondo per nuovi investimenti (FONI) che, non essendo una voce di costo di servizio, non potrebbe essere inserito in bolletta (sentenza Corte Cost. 335/08). Per sua natura la tariffa copre tutti i costi effettivi della gestione, mentre il FONI ha natura di tributo.
-è illeggittima l’ eventuale retroattività del metodo tariffario.
-è illeggittimo che la voce di ammortamento comprenda anche i finanziamenti a fondo perduto, ossia quelli che provengono da enti pubblici.
Siamo d’accordo col prof. Elefanti che una società per azioni quotata in borsa debba perseguire il profitto e garantire utili agli azionisti. E’ proprio per questo che con il referendum abbiamo voluto affermare che l’acqua non può essere gestita da una Spa, per giunta quotata in borsa.
Riguardo alla domanda su come sarebbe possibile sostenere gli investimenti con risorse che non ricevono alcuna remunerazione va innanzitutto precisato che una cosa è coprire i costi di investimento, altra cosa è ricavare un profitto da distribuire agli investitori/azionisti.
Occorre sfatare il mito che sia possibile finanziare gli investimenti solo garantendo profitti a investitori privati, anzi, esperienze concrete come quella di Parigi dimostrano che una azienda pubblica può accedere agli stessi strumenti di finanziamento ma può ridurre i costi complessivi grazie al fatto che non deve massimizzare i profitti e remunerare gli azionisti, ma reinveste tutti gli utili nel servizio.
Certo non mancano le difficoltà, poichè in Italia veniamo da anni di privatizzazioni forzate in cui tutto il sistema era architettato per favorire o addirittura imporre una gestione dell’acqua tramite Spa.
Ma diversi casi illustrati dall’assessore Tutino nell’incontro coi Sindaci indicano che questo è fattibile già oggi anche nel nostro Paese (Gorizia, Verona ecc.).
“Il prof. Elefanti in chiusura del suo articolo afferma che sta ai cittadini decidere se sia opportuno garantire una remunerazione degli investimenti: c’è stato un referendum e 26 milioni di cittadini hanno già deciso di eliminarla”
RISPOSTA AI DUBBI DEI SINDACI
“Ci sentiamo di chiarire in proposito alcuni dubbi espressi dai sindaci nell’incontro di martedì 16 con l’Ass. Tutino di Reggio Emilia relativi all’eventualità di affidamento tramite gara ad un soggetto privato e al costo dell’operazione del passaggio ad un soggetto pubblico ed infine alle restrizioni dovute al patto di stabilità.Infatti per quanto riguarda il patto di stabilità la Corte Costituzionale con le sentenze numero 325/2010 e 199/2012 ha dichiarato l’illegittimità delle norme che prevedevano l’obbligo di osservare il patto di stabilità per le società in-house e le aziende pubbliche.Per quanto riguarda l’affidamento tramite gara ad un nuovo soggetto privato, oltre all’altissimo costo, l’esperienza nazionale ed internazionale conferma che si riproporrebbe il rischio di non vedere applicate le clausole contrattuali, di rinegoziazione degli impegni in corso d’opera, e del disinteresse alla qualità degli investimenti e delle manutenzioni soprattutto verso la fine del periodo di affidamento. La spiegazione sta nel fatto che sia i gestori di proprietà privata che quelli di proprietà pubblico- privata sono sottoposti all’imperativo di massimizzare il profitto al fine di remunerare gli azionisti. Ci auguriamo che l’esperienza pregressa dei nostri amministratori porti ad una gestione etica e virtuosa del bene comune acqua evitando di riproporre gli errori delle precedenti gestioni sia private che pubbliche.Per quanto concerne i costi per passare alla gestione del SII tramite un’azienda speciale ribadiamo che questo non comporterebbe oneri aggiuntivi a carico dell’utenza Piacentina. Infatti IREN non ha titolo ad entrare in contenzioso per rescissione unilaterale della convenzione e inoltre il costo degli investimenti pregressi non ammortizzati andrebbe rimborsato ad IREN sia che il nuovo gestore sia pubblico che privato, e questo avverrebbe comunque a carico dell’utenza tramite bolletta.
PARTECIPAZIONE
Le inadenpienze di Iren sono solo uno dei motivi che deve portare a una ripubblicizzazione del servizio.
Il movimento referendario si batte da anni per un nuovo modello di gestione pubblica di un bene comune come l’acqua, con alcuni principi fondamentali:
La gestione di un bene pubblico così indispensabile come l’acqua non può essere assoggettata a logiche di profitto e di mercato, la priorità assoluta dev’essere garantire l’accessibilità del servizio e la salvaguardia della risorsa e dell’ambiente
La PARTECIPAZIONE ai processi decisionali e il controllo pubblico (diretto dei cittadini) e quindi la TRASPARENZA nella gestione sono condizioni fondamentali e devono diventare un “modus operandi”
La partecipazione è un diritto che deve essere tradotto in strumenti reali, concreti , trasparenza delle informazioni, accesso ai dati, processi di consultazione, organi di governo territoriale composti anche dai cittadini, dalle associazioni,dai lavoratori, dai movimenti
PERCORSO PARTECIPATO A PIACENZA
Sollecitiamo , quindi, l’ avvio del percorso partecipato annunciato dal sindaco Dosi .
Auspichiamo che anche a Piacenza si possa arrivare a una gestione pubblica e partecipata, come a Parigi, a Grenoble, a Cordoba, Napoli, dove nel Consiglio d’ Amministrazione, insieme ai tecnici, siedono anche rappresentanti dei cittadini e delle associazioni ambientaliste e dove è, inoltre, previsto un Comitato di Sorveglianza che vede protagonisti cittadini, utenti, associazioni ambientaliste, rappresentanti dei lavoratori dell’ azienda.Sono esempi di una governance partecipata, con il coinvolgimento diretto dei cittadini nelle scelte di governo e di gestione dei beni comuni.
La partecipazione dei cittadini e dei lavoratori dovrebbe diventare una prassi per la gestione e il controllo della cosa pubblica e devono essere coinvolti anche nel processo di creazione del nuovo soggetto pubblico. In Emilia Romagna abbiamo una legge sulla partecipazione, ma ben poco viene effettivamente e costantemente applicato.
Si tratta di una grande battaglia culturale e sociale, una battaglia di civiltà e di democrazia che i movimenti per l’ acqua portano avanti da anni in Italia e nel mondo e che sarà sempre più cruciale negli anni a venire”.
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