Grande successo di pubblico per l’arrivo di Oscar Giannino a Piacenza. Il candidato premier di “Fare per fermare il declino” ha incontrato fedeli e simpatizzanti alla Volta del vescovo, per presentare il suo programma elettorale. Tanti i temi trattati, dalle liberalizzazioni al federalismo fiscale, passando per l’abbatimento del debito pubblico e la riduzione della pressione fiscale. Un partito che, nelle parole del leader, si caratterizza per competenza, capacità di sapere “dove mettere le mani” e grande determinazione.
“Sono convinto di arrivare in parlamento – continua Giannino – ma anche se ciò non dovesse accadere, continueremo con il nostro impegno. La mia opinione è che in questa campagna elettorale stiamo facendo passi indietro, con la contrapposizione tra due potenti armate etiche che non parlano di problemi reali e vedono la controparte come il male assoluto. Non abbiamo a disposizione le risorse del contribuente come i signori dei partiti che possono contare sul finanziamento pubblico, ma ci proviamo”.
Per quanto riguarda la rottura con Monti, Giannino sentenzia: “Sono stato speranzoso al momento dell’annuncio della famosa agenda. Poi mi sono accorto che il suo programma è totalmente privo di numeri. La scelta poi di allearsi con Casini e Fini la dice lunga sulla presunta innovatività della sua lista”.
E per chi crede nella retorica del voto utile, incalza: “Esiste solo un voto futile, cioè quello per chi in diciotto anni ha già dimostrato con le tasche degli italiani quel che sa fare e ha portato il paese sull’orlo del baratro. Una responsabilità da ripartire equamente tra forze di destra e di sinistra”.
Da dove ripartire dunque per fermare il declino? Innanzitutto dalla riflessione sul federalismo: “Quello proprosto dalla Lega non ha prodotto nulla in diciotto anni. Oggi abbiamo più centralismo e meno sussidiarietà. Sono per un sistema che rinforzi i comuni, ma preveda l’accorpamento di quelli più piccoli. Credo che le province vadano abolite e – non molto distante dall’idea di Maroni – a loro volta accorpate in macroregioni che fungano, però, da enti di indirizzo e non di gestione”, evitando spese folli e rischio di corruzione.
Nonostante la grande attenzione al tema delle liberalizzazioni e l’apertura al mercato concorrenziale in tutti i campi, dai servizi alle telecomunicazioni, Giannino rifiuta la definizione di partito liberista:
“Occorre abbattere il debito con quello che possiede lo Stato, ma abbassando nel contempo di cinque punti la pressione fiscale e raddrizzando il welfare verso le categorie più deboli, ovvero le donne e i giovani. Non si tratta dunque di una classica ricetta liberista raeganiana, ma di un programma basato sulla convergenza tra riorientamento del welfare e taglio alla spesa pubblica. La scelta non è tra destra e sinistra. La vera sfida è far scendere la politica al livello in cui stanno i cittadini e le imprese”.
Questi i candidati del partito:
Alla Camera: Katia Santussi, Daniele Fontana, Davide Bellocchi, Camillo Aranci.
Al senato: Massimo Pancini, Pietro Busconi.
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