Qualità dell’aria, Piacenza concorre per il premio anti-smog da 140mila euro

L’accordo regionale sulla qualità dell’aria prevede per tutte le prime domeniche del mese una giornata ecologica con limitazioni alla circolazione delle automobili nelle aree urbane individuate dai Comuni, con l’obbligo di estensione del provvedimento a una domenica aggiuntiva in caso di superamenti consecutivi e prolungati di valori critici di pm10 nell’aria.
I Comuni potenzialmente in lizza per il premio della Regione sono perché tra i più virtuosi nell’applicare l’Accordo per la qualità dell’aria sono 14 e sono: Bologna, Carpi, Cesena, Faenza, Ferrara, Forlì, Forlimpopoli, Imola, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini. La cifra massima che sarà destinata è di 10.000 euro, e non sarà erogata in egual misura a tutti: a ottenere il massimo riconoscimento saranno i Comuni che hanno realizzato le iniziative nel pieno spirito dell’accordo.

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QUALITA’ DELL’ARIA: Il 2013 è stato denominato “anno europeo dell’aria”, ma per come si è concluso lo scorso anno e viste le performance delle città italiane in termini di inquinamento atmosferico non c’è molto da sperare: nel 2012 in tutti i principali centri urbani sono stati superati i livelli di polveri fini (PM10) con concentrazioni superiori a 50 milligrammi per metro cubo (µg/m) per più di 35 giorni in un anno, la soglia prevista dal Dlgs 155/2010.

In generale è l’area della Pianura Padana a confermarsi come la zona più critica, con 18 città tra le prime 20 posizioni nella classifica dell’inquinamento atmosferico, anche a causa delle caratteristiche geomorfologiche che non favoriscono il ricircolo dell’aria.

In quanto a qualità dell’aria, in Emilia-Romagna nessun capoluogo di provincia è promosso, facendo registrare nell’arco del 2012 dati decisamente allarmanti: la prima città per gli elevati e ripetuti livelli di PM10 è Parma con 115 giornate, seguita da Reggio Emilia (93), Rimini (88), Modena (85), Ferrara (77), Bologna (73), Piacenza (71), Ravenna (66) e infine Forlì (52).

Inoltre se guardiamo i valori di polveri sottili raccolti da ARPA Emilia-Romagna negli ultimi anni (tabella “PM10 ti tengo d’occhio”), si nota che dal 2009 ad oggi nella maggior parte dei grandi centri urbani della regione si è verificata una vera e propria escalation dei livelli di PM10: in alcuni casi – come Parma e Rimini – i microgrammi di polveri contenuti nell’aria sono addirittura raddoppiati.

Ciò indica che le misure fino ad ora adottate per e ridurre gli inquinanti atmosferici limitandone le cause non sono state sufficienti né efficaci per porre rimedio alla grave situazione del Bacino padano.

Sono i processi industriali e di produzione di energia e in città prevalentemente il traffico veicolare e i riscaldamenti, le principali fonti di emissione di polveri fini, ossidi di azoto, dei precursori dell’ozono o di altri inquinanti come gli idrocarburi policiclici aromatici o il monossido di carbonio e del rumore. Questi sono quindi i settori su cui bisogna intervenire con AIA severe per siti produttivi e centrali elettriche, politiche di efficienza energetica degli edifici, diffusione di fonti rinnovabili e pulite per la produzione di energia e per il riscaldamento delle nostre abitazioni e una nuova mobilità incentrata sul trasporto pubblico locale e su quello ferroviario, dirottando i 400 milioni di euro regalati ogni anno all’autotrasporto, sul ferro e sulla mobilità collettiva.

Da ottobre 2012, attraverso l’Accordo di programma, la Regione Emilia-Romagna ha lanciato delle nuove linee guida per mettere in atto azioni mirate al miglioramento della qualità dell’aria e al progressivo raggiungimento dei valori fissati dall’Unione europea. L’accordo, sottoscritto dai Capoluoghi di provincia e da tutti i Comuni superiori ai 50 mila abitanti, è stato però recepito e interpretato in maniera differente nelle varie ordinanze comunali. Anche le sezioni più chiare e di facile attuazione, come ad esempio le restrizioni al traffico dei centri abitati nelle giornate del giovedì e delle prime domeniche di ogni mese (fino al 31 marzo), sono applicate in maniera disomogenea nel territorio emiliano-romagnolo (tabella riassuntiva delle ordinanze comunali). È il caso di Reggio Emilia, nella cui normativa si omette completamente di inserire le domeniche ecologiche prevedendo l’approvazione di una successiva e specifica ordinanza, che però ancora non è mai arrivata.

Legambiente sottolinea inoltre come, a volte, i meccanismi per introdurre le misure emergenziali previsti dal Patto per l’aria risultino quantomeno contorti e controproducenti: il meccanismo di applicazione di un’ulteriore domenica di chiusura totale alla circolazione privata, nel caso in cui ci siano stati superamenti dei livelli di PM10 per 7 giorni consecutivi, è emblematico.

Si guardi ad esempio l’attuale situazione di Rimini: stando ai monitoraggi quotidiani di ARPA (tabella “Dati PM10 ultimi 14 giorni”), il comune romagnolo ha avuto ben 10 giorni consecutivi di sforamenti, dal 4/01 al 13/01 compresi. Una situazione di gravissimo inquinamento, che non farà però scattare l’ulteriore blocco del traffico nella domenica successiva, solamente perché il lunedì precedente al giorno di controllo (martedì), i valori limite erano nella norma.

«Ciò di cui necessita la nostra regione, più che singoli provvedimenti di limitazione – afferma Cristina Bondavalli, della Segreteria di Legambiente Emilia-Romagna – è una visione d’insieme per ripensare in maniera sostenibile il sistema di mobilità pubblica e privata, lo sfruttamento territoriale e l’efficienza energetica dei nostri edifici. Bisogna mettere in secondo piano la logica dell’emergenza, che produce restrizioni e obblighi saltuari e di dubbia utilità, per abbracciare e dare spazio ad un piano strutturale più ampio che sia davvero efficace e che conduca ad un progressivo cambio di mentalità».

Legambiente sta già lavorando ad una serie di richieste da proporre ai Sindaci più volenterosi dell’Emilia-Romagna.