Referendum, sì al dietrofront. Trespidi: “Una vittoria di tutto il territorio”

Referendum dietrofront. Dopo tre ore di bordate e plateali accuse di “incoerenza politica” all’indirizzo di Pdl e Udc (“avete fatto una figuraccia colossale”), alla fine il centrosinistra appoggia la richiesta di rinuncia alla consultazione referendaria, strumento contestato fin dall’inizio, “perché così nessuno abbia alibi” ha ricordato in dichiarazione di voto Marco Bergonzi (Pd). Ma lo fa chiedendo anche all’amministrazione Trespidi un impegno politico preciso: “I soldi risparmiati, stimati in (difetto) a circa 500mila euro, vengano inseriti in un fondo a sostegno delle imprese e dell’occupazione per il nostro territorio”.

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La richiesta di revoca presentata da cinque consiglieri del centrodestra passa così, seppur con tutti i distinguo del caso, con i voti di    mentre la Lega Nord ha votato contro (rivedendo l’iniziale propensione ad astenersi) in polemica con l’“assurda data del 10 e 11 febbraio” ha fatto presente Thomas Pagani, ricordando al contempo che il referendum per il Carroccio “era la soluzione ideale per far esprimere i piacentini”.

Il centrodestra ha però respinto con forza tutte le accuse mosse dalla coalizione capeggiata da Marco Bergonzi (Pd): “Sono venute meno le condizioni per celebrare il referendum – hanno detto in coro – oggi dobbiamo salutare con soddisfazione lo stop imposto al decreto di riordino”. “Il Pdl ha salvato un progetto democratico. Con questo atto vogliamo salvaguardare gli interessi dei cittadini che così non andranno a votare con una gamba di neve” ha spiegato Filippo Bertolini (Pdl).

“Questo referendum non andava nemmeno proposto” ha detto stizzito Enzo Varani (misto). “Ribadisco: se Piacenza non è emiliana, non è nemmeno lombarda”.

“Torniamo da domani a occuparci di problemi più seri per i cittadini” ha chiosato Luigi Gazzola (Idv). “E’ però presto per cantare vittoria visto che temo che l’agenda di Monti possa tornare attuale con il prossimo governo. Il mancato riordino ricadrà comunque sui cittadini”.

L’ex presidente Boiardi ha giudicato insufficienti le motivazioni contenute nel documento di revoca.

In coda alle dichiarazioni di voto è intervenuto anche il presidente della Provincia Massimo Trespidi che ha ricordato come qualche mese fa 46 sindaci su 48, “compresi quelli del Pd”, si espressero per sentire il parere dell’opinione pubblica. “Visto che è notizia di oggi che il riordino è saltato, voglio riconoscere chi ci ha aiutato e chi no: Bersani, Migliavacca e De Micheli hanno votato a favore della soppressione della Provincia di Piacenza mentre Tommaso Foti, Massimo Polledri e Lino Miserotti hanno votato per fermarlo”.

“Perché non avete presentato una mozione di sfiducia nei confronti del presidente della Provincia? – ha detto rivolgendosi all’opposizione ricordando loro che avevano dichiarato “che Trespidi aveva fatto ridere. Le dimissioni non si chiedono sui giornali, ma in aula. E avreste visto che la maggioranza è compatta. Dovremmo essere contenti di aver ottenuto la salvezza della Provincia di Piacenza. Evitiamo di dire per quanto? Abbiamo corso un grave rischio. Se domani verrà ripresentato il riordino, cercheremo di sensibilizzare il nuovo governo su criteri diversi da quelli previsti. L’anno che abbiamo di fronte è importante per lavorare insieme secondo uno spirito comune. Raccogliamo la sollecitazione di dedicare al tema del lavoro un impegno particolare sapendo con chiarezza a che cosa e come vogliamo destinare le risorse. Mi fa poi piacere che il capogruppo del Pd in Consiglio comunale (Daniel Negri) ci abbia chiesto di ritirare il provvedimento. Questo presidente e questa giunta sono a disposizione”.

In Provincia via al dibattito sulla revoca della delibera per la richiesta del referendum che la presidenza della Repubblica ha approvato per i prossimi 10 e 11 febbraio, a una sola settimana dalle probabili elezioni Politiche. “Abbiamo smentito chi diceva che non sarebbe mai stato accolto. Peccato che qualcuno abbia deciso date nefaste” ha detto in apertura Filippo Bertolini (Pdl) motivando la richiesta di revoca. 

Marco Bergonzi (Pd): “Questa maggioranza non ha mai avuto la bussola su questo argomento. Speravate che la Corte di Cassazione vi dicesse no. E’ il record mondiale delle figuracce: è la prima volta che chi vuole indire il referendum per dare la parola ai cittadini lo ritira. E’ un freno a mano colossale: avete sempre detto che Piacenza starebbe meglio in Lombardia e ora che avete l’occasione vi tirate indietro. Avete sempre detto che il referendum era utile e non costosa. Poi qualche giorno fa Foti ha dichiarato che è meglio non andare a prove muscolari e ricorrere a uno strumento costoso”.

Giampaolo Fornasari (Pdl) ha ribadito l’inutilità di ricorrere al referendum. “Siamo contenti che questo decreto sia stato affossato. In questo modo l’autonomia della nostra Provincia è salvaguardato”.

Luigi Gazzola (Idv) ne ha fatto una questione di opportunità politica: “Gli unici in Regione che hanno voluto il referendum siamo stati noi. Per noi il referendum era inutile e costoso. Le condizioni per far cessare il referendum erano tutte prevedibili viste le difficoltà del decreto di riordino. Quella che doveva essere una pistola alla tempia si è rivelata una pistola scarica, fumo negli occhi degli elettori. Chi occupa posti di rilievo nelle istituzioni non dico che dovrebbe chiedere scusa, ma almeno avere un po’ di umiltà. E’ una questione di rispetto per i cittadini”.

“Nessuna retromarcia” ha detto Giulio Maserati (Udc).

“Se la Lega Nord vuole andare avanti con il referendum se lo paghi il Carroccio sottoscrivendo una fidejussione bancaria da un milione di euro” ha detto Enzo Varani (misto).

E’ stato poi il turno del leghista Thomas Pagani. La Lega è sempre stata favorevole al referendum, ma “non come ruota di scorta”. Ha preannunciato però l’astensione in quanto “la data del 10 e 11 febbraio è infelice”.