Riordino saltato, dunque. E ora?
L’abbiamo chiesto direttamente al presidente della provincia di Piacenza che di qui a poco avrebbe dovuto fondersi con quella di Parma. Una fusione, o accorpamento, costata mesi di discussioni, tensioni, spaccature, riunioni oltre a fiumi di parole scritte e dette dagli organi di informazione. Ora cosa succede, dunque? «Mah..».
La prima parola che esce dalla bocca di Massimo Trespidi è un sospiro e l’espressione del volto è di evidente fastidio; è l’espressione di chi ha sempre considerato questa operazione di riordino istituzionale «una fesseria totale» e ora si trova al punto di partenza dopo mesi di impegno. Ovvio che questo punto di partenza fa tirare un sospiro di sollievo allo stesso Trespidi, che si è sempre speso affinché la situazione delle province rimanesse così com’è; o meglio, affinché la provincia di Piacenza rimanesse così com’è.
«Adesso occorre molta cautela – dice – anche perché non conosciamo le decisione che prenderà il Governo e quindi c’è da aspettare prima di cantare vittoria». E quando gli giriamo la critica che è stata mossa in questi giorni a chi ha presentato gli emendamenti che di fatto hanno provocato il naufragio del decreto, e cioè quella di irresponsabilità che ha generato caos, Massimo Trespidi la rimanda al mittente: «Il caos è stato generato da un riordino che, lo ripeto, è sempre stato e ora si è definitivamente rivelato una fesseria totale. Il caos l’ha creato chi ha messo in piedi questa operazione e sarà il caso che qualcuno di questo esecutivo se ne assuma la responsabilità. In effetti siamo nel pieno di un caos infernale che è evidentemente frutto dell’imperizia di questo Governo che doveva essere di tecnici». E chiosa a mezza bocca: «Questi sono tecnici come me..».
Domani è prevista una riunione dei capigruppo in Senato – annuncia Trespidi, concludendo; si discuterà della situazione, si tenterà di vederci più chiaro e si spera che a breve le prospettive di movimento siano concrete.
Per quanto riguarda il referendum per il passaggio in Lombardia, sembra che la Lega – riunita ieri sera – non apprezzi troppo la prospettiva che possa saltare dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri, nonostante la fissazione di una data criticatissima. «Sembra che con la mancata trasformazione in legge del decreto di riordino – commenta Trespidi – siano venuti meno i prerequisiti stessi del referendum contenuti nella delibera approvata dal consiglio provinciale. Dovremo comunque confrontarci su questo tema»