Istituti di previdenza sociale contro la Legge di Stabilità. A tal proposito i dipendenti di Inail, Inps e Inpdad in questi giorni stanno promuovendo azioni di protesta, volantinaggi e scioperi per sensibilizzare la cittadinanza sulla loro situazione: “La legge rientra nell’ormai nota Spending Review e nello specifico l’articolo 4 mira a risparmi per 300 milioni di euro a livello nazionale, da ottenere tagliando anche i fondi produttività, ovvero i nostri stipendi, con un conseguente rallentamento dei servizi e un calo del rendimento di Inps, Inail, Inpdap” commentano i rappresentanti delle Rsu degli Istituti di previdenza.
Gli stessi dipendenti pubblici hanno ben chiare possibili modifiche al disegno di legge: “Si potrebbero effettuare risparmi con l’accorpamento di Enpals, Inps, Inpdap con una conseguente riduzione degli affitti, si potrebbe rinunciare a numerosi apporti esterni con la conseguente eliminazione di appalti e pagamenti a terzi ma il problema è che alle leggi non fanno seguito i decreti attuativi. “In questi giorni si diceva che per rilanciare il Paese, una strada consigliabile potrebbe essere quella di detassare i salari. Nei nostri confronti si agisce in senso opposto, a noi i salari vengono ridotti” commenta Gianni Bernardini della Rsu dell’Inps.
“Tagliare la produttività è una proposta che male si allinea con l’attuale periodo storico, nel quale sempre più incarichi vengono richiesti agli istituti di previdenza con la crescente disoccupazione, fine di rapporti lavorativi e avviamenti di casse integrazione. Senza contare la normale amministrazione come la gestione delle pensioni, le indennità per gli infortuni ecc…”.
Domani l’articolo 4 della Legge di Stabilità verrà votato in Senato e le Rsu sperano in modifiche con cui si possano ricercare modalità di risparmio alternative. “Non è una questione che riguarda solo i nostri stipendi – spiegano – ma di qualità di servizio”.
IL PROBLEMA DEGLI ACCORPAMENTI
Accorpamento, una parola ormai entrata nel vocabolario comune per le vicissitudini che coinvolgono la Provincia di Piacenza. Un termine che individua un’ulteriore problematica per gli istituti previdenziali che in un certo senso hanno già subito una sorta di unificazione che giudicano penalizzante. In primis è l’Inail ad averne fatto le spese: “Nel nostro caso si chiama ‘declassamento’ – spiegano i rappresentanti sindacali – la sede piacentina dell’Inail, nello specifico, è già stata spostata a Parma e questo potrebbe succedere anche per Inps e Inpdap. Il problema è capire che impatto può avere questo accentramento sui servizi per i cittadini: per una semplice firma si dovrà aspettare che arrivi qualcuno da Parma?”.