“Il Giappone è un mercato sul quale possiamo continuare a puntare”. Parola del nuovo ambasciatore d’Italia a Tokyo, il piacentino Domenico Giorgi. Insediatosi nel ruolo la scorsa settimana, oggi lo abbiamo raggiunto telefonicamente. Così, tra i tanti appuntamenti ufficiali che lo aspetteranno, nel primo è stato protagonista della premiazione di un noto italiano all’estero, l’allenatore della nazionale giapponese, Aberto Zaccheroni (in foto).
Giorgi ha lavorato alla direzione generale per le relazioni culturali con Pechino, poi a Bruxelles e Ginevra e fino a poco tempo fa a Kabul, in Afghanistan proprio come ambasciatore. Il diplomatico piacentino ci ha spiegato gli sbocchi commerciali per le nostre aziende nel Sol levante: “perIn questo senso era venuto a marzo il premier Monti, per esplorare una collaborazione nel campo finanziario. Non è un periodo brillante in Giappone, come noi ha un alto debito pubblico, con il vantaggio di essere posseduto da investitori interni – spiega Giorgi – le possibilità sono comunque molte. Soprattutto nella moda, nell’agroindustria, anche nella chimica e nella farmaceutica o settori come energia e rinnovabili. I punti di forza comunque rimangono le esportazioni nel settore del lusso” e si è augurato che “i giapponesi possano investire di più da noi, ci sono due miliardi di euro di investimenti in Italia, per contro un miliardo di euro italiani in Giappone”.
Il primo impatto è stato buono per il piacentino, nonostante la “cultura millenaria, visibile in molti aspetti perché conservata gelosamente. E’ un mix di storia antica e proiezione verso la modernità e nel futuro”.
Nel suo recente passato, l’esperienza che lo ha più segnato è stata però quella in Afghanistan: “A Kabul ho vissuto un’esperienza forte sul piano umano. E’ un paese che ha attraversato una guerra di 30 anni e che non ha ancora ritrovato oggi la stabilità, ha molto sofferto e, senza assistenza internazionale, fatica a trovare la propria strada per colpa di divisioni etniche. Oggi non va bene, anche se la stabilizzazione c’è stata”. Giorgi ha sottolineato come “nell’infanzia, soprattutto, i bambini e lebambine vadano in gran parte a scuola. Poi è migliorata sensibilmente la La situazione femminile e la sanità”. Infine, sull’Afghanista, il diplomatico ha ricordato che “c’è una internazionale che riguarda l’Italia di progressiva diminuzione delle truppe entro 2014”.
Com’è vista l’Italia nel mondo? Per il piacentino è un paese “che gode tradizionalmente di simpatia e stima, pur combattendo contro qualche luogo comune. Ma negli ambienti qualificati ho constatato attenzione e un elemento di simpatia umana che si sente, soprattutto nei paese che vivono grandi difficoltà, come l’Africa. Dall’Italia e Piacenza mi porto una dimensione di sensibilità umana e culturale verso gli altri”.
Giorgi, nato a Piacenza nel 1952, si laurea in scienze politiche all’Università di Firenze nel 1978. Entrato in carriera nel 1980, è assegnato alla direzione generale per le relazioni culturali dove resta fino al suo primo incarico all’estero a Pechino nell’aprile 1983. Nel 1986 è primo segretario commerciale alla rappresentanza permanente d’Italia presso la Cee a Bruxelles, dove è confermato nel 1990 con grado di consigliere. Rientrato a Roma nel 1991 con funzioni di capo-segreteria della direzione generale per la cooperazione allo sviluppo, dal novembre 1993 all’agosto 1996 presta servizio presso la Presidenza del consiglio dei ministri, e per i successivi quattro anni alla rappresentanza permanente d’Italia presso le organizzazioni internazionali in Ginevra, dove è confermato come Primo consigliere. Nel 2000 rientra a Roma alla direzione generale per l’integrazione europea e nel 2002 è nominato ambasciatore a Kabul. Dal 2005 al 2007, con grado di ministro plenipotenziario, è consigliere diplomatico del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Rientra al ministero alle dirette dipendenze del direttore generale per i Paesi del Mediterraneo e Medio Oriente e nel 2008 è incaricato di coordinare l’iniziativa ”Unione per il Mediterraneo”. Nel 2010 è nominato vicedirettore generale per gli affari politici e di sicurezza competente per i Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente.