L’arch. Carlo Ponzini – che da ormai molti anni collabora fattivamente con la Banca di Piacenza – ha ideato e, successivamente, creato il logo utilizzato per la mostra “Francesco Ghittoni tra Fattori e Morandi”. L’aspetto creativo dell'allestimento di una mostra – ha scritto lo stesso Ponzini – ha diverse sfaccettature, e l'ideazione del logo ne è il punto di partenza. L'idea nasce dall'esigenza di conferire un'identità più moderna che possa catturare l'attenzione del visitatore e guidarlo nel percorso introspettivo dell'artista attraverso le sue opere. L'identità della mostra è dal canto suo data dall'artista stesso, da ciò che si può percepire osservando le sue opere e leggendo la storia del suo vissuto. Tuttavia questo processo cognitivo non è immediato, richiede la visione delle opere e la lettura dei pannelli e delle didascalie. Il marchio è frutto dell'intento di rendere immediatamente riconoscibile "l'abito" della mostra, con un aspetto fresco e moderno che possa attirare il visitatore e che possa guidarlo all'interno del percorso espositivo per la fruizione di tutti i contenuti. La progettazione del marchio – ha scritto ancora l’arch. Ponzini – parte proprio dall'artista e nello specifico dalla sua firma.
La firma è il simbolo grafico che ci rappresenta. La utilizziamo per identificarci in molteplici occasioni e in grafologia esistono addirittura studiosi che possono certificarne l'autenticità.
La G di Ghittoni è un segno particolarmente interessante. Non è una classica G ma presenta un tratto discendente che ricorda una pennellata. Questo segno è stato ruotato e replicato, aggiungendo altri piccoli cerchi, nel tentativo di ricreare un movimento circolatorio perfetto, un simbolo caleidoscopio che ricorda i rosoni delle chiese. Un simbolo armonioso e dinamico.
Il movimento rotatorio richiama il ciclo vitale, o meglio ancora l'Oroborus che simboleggia l'energia universale che si consuma e si rinnova di continuo, così come l'artista, attraverso le sue opere, vive secolo dopo secolo, tramandato dalle generazioni che faranno tesoro delle sue opere e le conserveranno con cura per mostrarle ai posteri.
Infine, il simbolo rotatorio è stato inserito in un quadrato, anch'esso forma perfetta, per richiamare la cornice, la tela, per l'appunto il quadro. Sebbene molti interpretino il quadrato come area delimitata, confine e chiusura, va invece considerato come un'inquadratura cinematografica che nasconde un "fuori campo". Tutto ciò che è in-quadrato, presuppone un'infinita realtà nascosta, da scoprire, o forse non scopribile. Ma è proprio questo mistero che rende il mondo interessante e divino. Un mistero che avvolge tutto, anche l'artista e che affascina tanto da restare incantati dalle sue opere e chiedersi cosa c'è oltre quelle pennellate.