Nel 2016 Piacenza ha perso 222 aziende, economia locale trainata dall’export

Ultima seduta del Consiglio camerale quella che si è svolta questa mattina in Camera di commercio. La riunione è stata l’occasione per diffondere i dati statistici di fine anno, raccolti ed elaborati dall’ufficio studi dell’Ente, riflettere sulle previsioni economiche per il 2017 ed approvare il bilancio previsionale. In apertura di seduta il Presidente Alfredo Parietti ha riferito dell’accordo ormai raggiunto con Parma e Reggio Emilia.L’atteggiamento di Parma e Reggio Emilia è stato molto costruttivo, negli ultimi incontri” ha sottolineato il Presidente. Tra i punti forti dell’accordo il mantenimento di sedi operative sia a Piacenza che a Reggio Emilia, la pariteticità nel numero dei componenti degli organi (Giunta e Consiglio), la rotazione –a mandato- del Presidente. I Consiglieri hanno dichiarato il proprio consenso alla scelta di arrivare all’accorpamento con Parma e Reggio Emilia. Diversi componenti del Consiglio hanno sottolineato l’affinità tra i tre territori anche dal punto di vista produttivo ed hanno accolto con favore i numeri del nuovo Ente derivante dall’accorpamento. Un Ente, come ha ricordato il Presidente Parietti, che avrà un territorio di 8.300 kmq, 158mila imprese, oltre 509mila addetti, un valore aggiunto di 37 miliardi di euro e un export per 19,5 miliardi di euro: un’economia, nel complesso, che rappresenterà il 30% dell’economia dell’intera regione. La nuova istituzione avrà un patrimonio di 70 milioni di euro e potrà contare su 20 milioni all’anno di entrate. Un soggetto, quindi, di grande spessore, il più grande in Regione.

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LA RELAZIONE STATISTICA

La summa dei dati raccolti consente di ricavare l’immagine di una economia che fatica ma che trova nei rapporti commerciali con l’estero un motore propulsivo significativo. Il valore delle esportazioni piacentine è anzi cresciuto nell’arco degli ultimi anni in misura maggiore rispetto a quanto accaduto in province vicine. Le esportazioni piacentine hanno fatto segnare infatti un buon risultato, crescendo nel giro di un anno (settembre 2015-settembre 2016) di 8,2 punti percentuali e arrivando alla somma complessiva di 3.049 milioni di euro. Le importazioni sono a loro volta cresciute anche se con minore accelerazione, arrivando a 2.789 milioni di euro (+4,6% sul settembre 2015).

Il settore trainante dell’export piacentino continua ad essere quello dei macchinari e apparecchiature. Le vendite oltre confine di questi prodotti spiegano il 25,9% del totale delle esportazioni. Tra il settembre 2015 ed il settembre 2016 si è registrato un piccolo incremento di valore delle merci di questo gruppo vendute all’estero, l’incremento assomma a poco più di 2,5 milioni di euro (+0,3%). I macchinari prodotti e venduti da aziende piacentine vengono distribuiti in 146 diversi Paesi nel mondo. Nei primi 9 mesi del 2016 il dato relativo alle vendite di abbigliamento e tessili è tornato a rafforzarsi (dopo un leggero calo osservato nel 2015) arrivando a 598,6 milioni di euro. Negativo nell’ultimo anno il differenziale per l’export dei mobili (-20,5%).

Molto importanti, nel paniere dei prodotti piacentini esportati, sono i prodotti della metallurgia. Complessivamente le loro esportazioni hanno raggiunto quota 305 milioni di euro, registrando un calo di 4,2 punti percentuali sul 2015. I prodotti dell’agroalimentare segnano un calo di 4 punti percentuali sul 2015, totalizzando vendite per 163 milioni di euro. Il numero di imprese con sede nel territorio non si è ancora assestato, ma ha visto un ulteriore calo che, complessivamente, pare dare luogo ad un tasso di crescita negativo.

Il contesto economico generale, il  clima di sfiducia crescente ed una minore propensione ai consumi sono tra le cause principali di questa situazione che non si limita ai confini provinciali. Il confronto tra il dato di novembre 2016 ed il dato di novembre 2015 evidenzia una perdita di 222 realtà aziendali (registrate). Lo stock, ovvero l’insieme nel suo complesso, conta 30.020 soggetti imprenditoriali.

Se diminuiscono le proprie dimensioni i settori primario e secondario, tende invece a crescere il terziario. Non a caso il numero degli occupati in questo settore-comprendendovi anche il commercio ed il turismo- supera abbondantemente il 50% del totale degli occupati della provincia. Secondo i dati Istat gli occupati in complesso sarebbero 119mila, in agricoltura ne troveremmo il 5% del totale, nell’industria il 24%, nelle costruzioni il 7%, nel commercio e turismo il 18% e nelle altre attività di servizi il 46%.

Per il mercato del lavoro la prima parte dell’anno non è stata molto positiva in quanto sia il tasso di attività che quello di occupazione sono diminuiti rispetto al 2015, negativo anche l’andamento del tasso di disoccupazione per la componente maschile mentre è stato più favorevole il trend di quello femminile. Anche le previsioni occupazionali di Excelsior sono allineate in quanto parlano di 200 assunzioni in meno rispetto al 2015. Segnale positivo, su questo fronte, il forte ridimensionamento della cassa integrazione.

Il numero complessivo di ore di cassa integrazione autorizzate tra il gennaio e il novembre 2016 è pari a 1 milione 513.582, con un calo di 55,4 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2015. Si tratta della riduzione più ampia verificatasi a partire dal 2013. Tutti i tipi di intervento sono accomunati da una netta contrazione del numero di ore di cassa integrazione autorizzate. Il rapporto tra credito ed imprese sembra essere migliorato, almeno dal punto di vista qualitativo, ma permane una tendenza alla riduzione degli impieghi che sembrerebbe collegata ad una domanda limitata da parte delle imprese. Evidentemente le stesse non vedono ancora possibile tornare ad investire. La riduzione del valore degli impieghi è stata pari allo 0,7%. L’ammontare risulta di 7.166 milioni di euro. Sul fronte opposto si è assistito ad un incremento dei depositi che arrivano a 7.831 milioni di euro (+3,1%). Il rapporto impieghi/depositi si mantiene al di sotto del 100%.

Le performance aziendali della seconda parte dell’anno sono positive per industria ed artigianato manifatturieri ma permangono forti criticità per il commercio al dettaglio. Il giudizio sulle vendite è stato costantemente sfavorevole, con differenziali negativi rispetto agli stessi trimestri dell’anno passato. Se il 21% delle imprese intervistate ha dichiarato a fine settembre che le vendite avrebbero potuto aumentare, il 57,4% ne ha ipotizzato invece una ulteriore riduzione.

 

LE PREVISIONI ELABORATE DA PROMETEIA E UNIONCAMERE EMILIA ROMAGNA

Massimo Guagnini, piacentino, senior partner di Prometeia, ha tracciato un breve quadro delle previsioni economiche. A livello nazionale la ripresa economica è molto debole, anche in prospettiva il tasso di varazione del Pil si manterrà al di sotto dell’1%. La domanda interna risulta ancora limitata con i consumi in rallentamento nel 2016 e ancora di più nel 2017. L’export, che ha trascinato l’economia italiana in fuoriuscita dalla fase di crisi, potrebbe rallentare. Gli effetti delle normative sul lavoro si sono ormai esauriti.

Piacenza pare poter restare agganciata all’area del nord Italia che guida la ripresa. Almeno fino al 2018 le previsioni sono di un miglioramento complessivo delle dinamiche della provincia. I valori dell’export piacentino sono molto alti, con tassi di variazione elevatissimi. Gli indici che mettono in rapporto export e import con il valore aggiunto danno per Piacenza dei risultati eccezionali: 56% rapporto export/valore aggiunto (in Emilia Romagna 43%, in Italia 28%), 50% import/valore aggiunto (25% per l’Emilia Romagna).

Difficile per Piacenza distinguere gli effetti sulle esportazioni dell’operare del polo logistico da quello degli imprenditori che vendono all’estero i loro prodotti” ha sottolineato Guagnini “in ogni caso tassi di crescita così elevati difficilmente potranno essere sostenuti anche nel futuro. Ci potrebbero quindi essere delle riduzioni piuttosto consistenti.

 

Il Bilancio previsionale per il 2017

Il Segretario Generale dell’Ente Alessandro Saguatti ha colto l’occasione per sottolineare le funzioni che sono state assegnate alle Camere di commercio dopo la riforma entrata in vigore il 10 dicembre scorso. Oltre alla tenuta del registro delle imprese e all’implementazione del fascicolo elettronico dell’impresa, sono state confermate le funzioni in tema di tutela del consumatore e della fede pubblica e definite funzioni di sostegno alla competitività delle imprese del territorio attraverso attività di informazione economica, assistenza tecnica, informazione e formazione oltre a funzioni di valorizzazione del patrimonio culturale e sviluppo del turismo fino alle attività di orientamento al lavoro e alle professioni. La riforma, ha sottolineato il Dirigente, ha posto le Camere di commercio sia sotto il controllo dell’Unione nazionale che del Ministero dello sviluppo economico. I componenti di Giunta e Consiglio dovranno svolgere il loro ruolo in modo gratuito perché sono stati aboliti i compensi, il Conservatore del Registro imprese sarà unico, a livello regionale. La norma riserva all’Unione nazionale il compito di decidere le necessità relative al personale e questo “crea forte preoccupazione nei dipendenti” ha detto Saguatti. La decisione di mantenere una sede operativa a Piacenza, decisione di cui ha riferito il Presidente, va nella direzione di salvaguardare il più possibile l’occupazione sul territorio.

E’ invece spettato a Ivana Nicolini, Dirigente dell’Area Economica finanziaria, illustrare il bilancio previsionale per il 2017, che è stato poi approvato all’unanimità. La previsione relativa ai proventi correnti vede una riduzione degli stessi pari al 13,5% rispetto al pre-consuntivo 2016. Il totale delle entrate previste ammonta infatti a 4 milioni 346.481 euro. La riduzione è da imputare principalmente alla nuova diminuzione del diritto annuale (che è stato deciso, sarà pari al 50% di quanto versato nel 2014). Gli oneri correnti assommano invece a 4 milioni 963.962 euro, con una riduzione del 6,23% rispetto al preconsuntivo 2016. E’ prevista una nuova diminuzione delle spese per il personale e per il funzionamento oltre ad una riduzione dello stanziamento per interventi economici. In complesso sono stati destinati ad interventi sull’economia del territorio 571.212 euro, di cui 400.000 euro sulla promozione del territorio. Confermati, con un grande sforzo, i contributi annuali per il Politecnico ed Epis (Università Cattolica) che, da soli, valgono circa 101mila euro.

Gli indici economici del bilancio camerale hanno visto un peggioramento rispetto agli anni precedenti: la rigidità è salita sopra il valore 1, attestando che i proventi correnti non sono in grado di coprire completamente gli oneri correnti.